Venezia. Metà palcoscenico, metà realtà

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Tramonto alle Zattere © Foto: Laura Berlinghieri

Chiedete a un veneziano di parlare della sua città: gli vedrete brillare gli occhi. Venezia è così: un palcoscenico sul quale noi tutti ci muoviamo come in una pièce teatrale, attori inconsapevoli immersi in una scenografia di una bellezza disarmante, talmente pura e assoluta da sembrare finta. E invece è realtà.
Lasciateci questo campanilismo, questo ultimo moto d’orgoglio, mentre assistiamo impotenti alla morte della nostra città, come già cantava Guccini nel lontano 1979.
Una città che piange di fronte a un turismo brutale e di fronte a una politica che, negli ultimi anni, ha contribuito con sempre maggior veemenza a fare di Venezia una (bellissima) cartolina, luna park per adulti e sfondo per i selfie dei turisti, snaturandone irreversibilmente l’essenza.
Ma Venezia, per un veneziano, rimarrà sempre la città più bella del mondo. Grandi navi, turisti cafoni e il proliferare di negozi che vendono gondole in miniatura non gli faranno mai cambiare idea, di questo potete starne certi. E con questo elenco di cose che amo di Venezia proverò a spiegarvi perché.

Spritz e cicchetti. Iniziamo con una cosa facile facile. Lo spritz. Sì, cari miei, su questo argomento noi veneziani siamo piuttosto campanilisti: lo spritz lo sanno fare solo a Venezia. So benissimo che voi, non veneziani, lo avete bevuto anche a Padova, Verona (e oltre non mi spingo) e sostenete con tenacia che fosse buono. Potreste continuare a ripeterlo per ore, ma un veneziano non vi crederà mai: lo spritz si beve esclusivamente a Venezia.
Noi veneziani abbiamo lo spritz che ci scorre nelle vene o, se preferite, da piccoli siamo caduti nel paiolo dello spritz, esattamente come Obelix è caduto nel paiolo della pozione magica. Con la differenza che noi, di spritz, ne beviamo eccome: all’Aperol, al Campari, al Select.
Ancora meglio, se ad accompagnare il calice sono i famosi “cicchetti”, stuzzichini per tutti i gusti, paragonabili alle tapas spagnole. Provate a fare un salto verso le 18 alla Fondamenta degli Ormesini e non crederete allo spettacolo che si prospetterà ai vostri occhi: decine di ragazzi che, armati di un bicchiere di vino nella mano destra e un piatto pieno di cicchetti nella sinistra, occupano pacificamente la fondamenta, non lasciando neanche un centimetro libero. E lo stesso, in Erbaria: lo spazio, una volta mercato, ai piedi di Rialto. Ora, uno dei centri principali della movida veneziana.

Gianduiotto da Nico. Rimaniamo sempre in ambito culinario, e qui calo il primo “asso”. Ben pochi, infatti, conoscono il “gianduiotto da Nico”, vera istituzione invece per tutti i veneziani. Quella di Nico è una della gelaterie più antiche della città: situata lungo la Fondamenta delle Zattere, è una delle mete predilette dei veneziani durante le loro passeggiate estive. Per i 26 gusti di gelato che il locale può offrire ma, soprattutto, per il suo “gianduiotto”, vera specialità della casa. Nonché oggetto di discussioni quando, passeggiando con gli amici, ci si rende conto che ci si sta inesorabilmente avvicinando a quella gelateria.
«Che facciamo, prendiamo il gianduiotto?». Sappiate che da questa risposta dipenderà la vostra cena. Ebbene sì, perché mangiare il gianduiotto da Nico comporta inevitabilmente il saltare il pasto. Non ci sono alternative.
Ma cos’è il gianduiotto? E’ un “mattoncino” (mattoncione!) di gelato al gusto gianduia immerso in un bicchiere colmo di panna montata. E perché è diventato così famoso il gianduiotto da Nico? Assaggiatelo: sono sicura che poi non mi farete più questa domanda!

Tramonti alle Zattere. Mettete insieme la fase più romantica della giornata e una delle città più belle del mondo, in uno dei suoi luoghi più suggestivi, e capirete immediatamente perché, se passate da Venezia, non potete assolutamente perdervi un tramonto alle Zattere.
Scene che vedo da 22 anni, eppure, di fronte a uno spettacolo del genere, non posso che rimanere meravigliata ogni volta come se fosse la prima e, perché no, commuovermi per tanta bellezza che si specchia in un centinaio di metri d’acqua.

Le serate in riva ai canali. Uno dei più grossi piaceri che la vita vi possa regalare. Per una sera, cercate di evitare quelle interminabili ore in ristoranti o pizzerie e trascorrete la vostra serata semplicemente in riva a un canale, parlando con un vostro amico, con una persona che conoscete appena o che non conoscete affatto.
Venezia, in questo, è magica. L’unica città in grado di trattare i suoi cittadini allo stesso tempo come turisti, lasciandoli sbalorditi di fronte a tanta bellezza, e come figli.
A Venezia non c’è “nulla” che possa rendere felice un ragazzo che abiti nel resto del pianeta. Nessun divertimento “convenzionale”: non una discoteca, né locali particolarmente alla moda. Perché Venezia si basta da sola e difficilmente sentirete un veneziano lamentarsi dell’”arretratezza” della sua città. Venezia non ha mica bisogno di discoteche o pub: Venezia è Venezia, vale a dire il più grande palcoscenico che sia mai stato concepito dall’uomo. Quindi, concedetevi una serata in riva a un canale, con i piedi a penzoloni. Immergetevi appieno in tanta bellezza e lasciatevi cullare da questa città.

Festa della Madonna della Salute. Sicuramente uno degli spettacoli più belli e caratteristici che Venezia possa regalare. La festa ha le sue origini nel 1630, quando la città fu colpita dalla stessa epidemia di peste bubbonica raccontata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Fu in quell’occasione che il Governo della città decise di organizzare un’imponente processione, dalla durata di tre giorni e tre notti, per pregare la Madonna affinché salvasse la popolazione dalla peste. A questo seguì il voto del Doge: se la città si fosse salvata, avrebbe fatto erigere un tempio votivo alla Madonna.
La peste si estinse definitivamente nel novembre dell’anno successivo, mentre nell’autunno del 1687 venne consacrata la Basilica di Santa Maria della Salute, attuale meta della processione che, ogni 21 novembre, anima le strade di Venezia.
Va precisato, inoltre, che il 21 novembre a Venezia è giorno festivo per una fortunata coincidenza: la festa del patrono della città, San Marco, cade il 25 aprile, giorno della Festa della liberazione. Per questo, la legge concede la possibilità di scegliere un altro giorno di festa: il 21 novembre, appunto.
Il 21 novembre di ogni anno, quindi, un’imponente processione arriva fino alla chiesa di Santa Maria della Salute, percorrendo il ponte di legno eretto appositamente ogni anno per agevolare il grande flusso di persone.

Festa del Redentore. Scordatevi il Capodanno, perfino il Carnevale: a Venezia, la vera festa è il Redentore. E qui bisogna nuovamente fare un distinguo tra aspetto religioso e aspetto “laico”, che prende decisamente il sopravvento.
Le origini della festa sono molto simili a quelle della Madonna della Salute: anche in questo caso, infatti, l’origine va ricercata in un voto per la liberazione della città dalla peste. Il morbo, che colpì Venezia dal 1575 al 1577, fu particolarmente violento e causò la morte di oltre un terzo della popolazione. Il Senato veneziano, quindi, come ringraziamento per la fine della pestilenza, ordinò di costruire la Chiesa del Redentore.
I festeggiamenti, ora, avvengono il terzo sabato di luglio, con l’allestimento di un ponte votivo sul Canal Grande, che collega le Zattere alla Chiesa del Redentore.
Ad inaugurare la giornata di festa è il patriarca di Venezia, con la benedizione sulle gradinate della Chiesa del Redentore, nel corso della quale il ponte viene “aperto” per consentire il flusso della folla che, con fatica (la quantità di gente è impressionante), inizia a raggiungere la riva della Giudecca. Lo spettacolo è meraviglioso: migliaia di persone affollano le fondamenta non lasciando neanche un centimetro libero. Tavolate, sedie, ma anche teli da mare sopra i quali migliaia di persone mangiano quanto portato da casa, senza mai dimenticare l’aperitivo a base di spritz. I più fortunati, invece, si godono lo spettacolo dalle barche attraccate lungo il Canal Grande. Ma la festa non si esaurisce lungo le sole fondamenta delle Zattere e della Giudecca: moltissimi sono i turisti che affollano il resto della città e i ragazzi che preferiscono festeggiare sulle spiagge del Lido. Tutti con il naso all’insù, in attesa del maestoso spettacolo pirotecnico che, a partire dalle 23,30, andrà a illuminare il Canal Grande.

Una serata in Campo Santa Margherita. E qui andiamo sul classico. Campo Santa Margherita di giorno è uno dei campi più importanti di Venezia, pronto a trasformarsi, a partire dalle 18 fino a notte inoltrata, nel centro della movida veneziana, con buona pace degli abitanti delle calli circostanti. Un luogo completamente in mano ai giovani che, armati di bicchieri di spritz, rendono spesso veramente difficile il passaggio, specie il sabato sera.
Menzione a parte merita il Campo nei giorni delle lauree. Occhio alle uova in testa o alla vernice sui vestiti (questa, particolarmente fastidiosa): evitare gli alberi con affissi degli strani fogli molto lunghi (i famosi papiri!) e circondati da giovani rumoreggianti che armeggiano strane sostanze di strani colori. Oppure, se avete voglia di divertirvi, andate proprio da loro: in ogni caso, sarà un’esperienza che non dimenticherete facilmente.

Perdersi a Venezia. Eccola, la più grande emozione capace di regalare questa città.
Per una volta, dimenticate cartine e gps. Dimenticate San Marco, Rialto o i Frari e affidatevi solo al caso. Addentratevi nelle zone di Venezia estranee ai clic delle macchine fotografiche, allontanatevi dai luoghi segnati in rosso sulle mappe che vi siete procurati nell’albergo in cui alloggiate. Scoprirete una Venezia nascosta, di un fascino che non conoscevate. La Venezia dei veneziani, la vera Venezia.
Per una volta, concedetevi il lusso di perdervi a Venezia. Non ve ne pentirete.

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