Il cantautore, poeta e scrittore Claudio Lolli con l’album Il grande freddo si è aggiudicato la Targa Tenco 2017 nella categoria “Disco in assoluto”. La Targa Tenco rappresenta il giusto riconoscimento per uno degli artisti più importanti e forse meno considerati nella storia della canzone d’autore italiana, capace di regalarci a distanza di tanti anni dall’esordio un bellissimo album intriso di poesia ed emozioni.
Il grande freddo per lui segna il ritorno sulle scene a otto anni di distanza da Lovesongs. L’album rappresenta anche un ritorno alle origini e alla collaborazione con il nucleo degli Zingari Felici: Danilo Tomasetta (anche produtttore artistico del disco) e Roberto Soldati musicisti appartenenti al Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna con cui Lolli produsse lo storico album Ho visto anche degli zingari felici, un capolavoro uscito nel 1976. Questa intervista è il frutto di uno scambio di mail.
Uno dei temi dell’album è l’indifferenza, un tema che affrontasti già nelle canzoni scritte negli anni ’70. Hai notato differenze rispetto ad allora?
L’indifferenza, proprio per la sua natura, difficilmente cambia aspetto e colore.
Parli autobus perché a Bologna non c’è una metropolitana. Questo è il mezzo che conosci meglio perché lo usi abitualmente?
Bologna non è così grande da richiedere una metropolitana e l’autobus è il mezzo di trasporto collettivo più comune e che ho usato di più.
Che effetto ti fa ricevere la Targa Tenco? Tra l’altro hai avuto la meglio su colleghi molto più giovani di te… Contento?
Certo. È un premio prestigioso che mi onora molto e sono molto contento che mi sia stato assegnato. Le giovani generazioni aspetteranno un po’, come del resto è successo a me.
Come sono nate le nuove canzoni? Erano già tutte pronte quando hai deciso di incidere l’album?
Non erano tutte pronte, solo qualche spunto. Poi a un certo momento ho capito che l’idea c’era ed ho cominciato a scriverle. Alcune sono recentissime.
Giovanni e Nori, amore e resistenza: perché hai inserito questa lettera-canzone?
Per raccontare che il bisogno e la voglia d’amore fanno parte di tutti i momenti della vita, anche di quelli che possono sembrarne più lontani.
In vari brani parli di futuro e passato, posso chiederti quali sono oggi i tuoi punti di riferimento? Quali nel tempo sono rimasti?
Punto di riferimento è locuzione che non mi è chiara, posso dirti solo che grazie a dio sono ateo. Poi la parola, la poesia: senza mi sarebbe difficile sorridere.
Cosa ne pensi del Nobel a Dylan, è meritato?
Mi sembra sacrosanto e lo interpreto come un premio dato a tutta la grande letteratura beat.
Tu che hai insegnato letteratura ai ragazzi fino a pochi anni fa cosa hai capito delle nuove generazioni, in cosa possono credere, come vedono quello che hanno lasciato i loro padri, che valori hanno da seguire?
Le nuove generazioni sono straordinarie, lasciamo che elaborino in pace il loro pensiero con i loro strumenti senza essere ossessivamente paragonate a quelle precedenti.
Il collegamento agli zingari felici è appropriato?
Sono due punti della medesima parabola esistenziale: l’inizio e la fine…
Quando è nata la collaborazione con Nicola Alesini, il solista del sax?
Dai tempi della Scoperta dell’America, poi non si è più interrotta: è un musicista straordinario ed una persona eccezionale.
Poi c’è Paolo Capodacqua, sempre al tuo fianco…
Paolo è mio fratello e i miei musicisti sono molto affettuosi, tutti.
Nel 1975 al Teatro Tenda di Piazzale Cuoco a Milano ti vedo per la prima volta, con chitarra, aprivi per Guccini. Sei ancora in contatto con lui?
Di Guccini francamente non so molto, mi auguro che stia bene e che ci dia ancora delle belle canzoni.