Beth Ditto, dai Gossip all’esordio in finto zucchero

Primo album solista per la ex lead vocalist dei Gossip, tra il sostegno allo LGBT statunitense, la sua linea di vestiario e una nuova vita, musicale e non, che pare nascere sotto una buona stella.

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Beth Ditto

Fake Sugar
di Beth Ditto
Sony Music
Voto: 7

Non è semplice parlare dell’opera prima di un personaggio come Mary Beth Patterson, meglio nota come Beth Ditto, già cantante e leader della band indie-rock statunitense dei Gossip. Madame è solita presentarsi sorridendo come una «obesa femminista lesbica dell’Arkansas» ed è nota per il suo aperto sostegno alla comunità LGBT, per avere fatto da supporto alle donne obese fiere del proprio corpo e, anche per via del fatto di avere creato una linea di vestiario appunto per le persone fat, è stata regolarmente ritratta dai media, musicali e non, come un vero e proprio modello imprenditoriale. Per non parlare, poi, delle copertine dedicatele da più riviste, vestita o no, e delle polemiche suscitate nel 2006 per avere dichiarato di avere mangiato uno scoiattolo, da ragazzina, in quel dell’Arkansas. Voi starete pensando: okay, ma la musica?

Sostanzialmente, per chi conosce i Gossip e la loro discografia, è una prosecuzione quasi inevitabile dello stesso discorso: un alt-rock dove si mescolano ritmi dance, un po’ di synth pop, un po’ di funk senza la y in fondo e qualche rimasuglio punk-rock sapientemente inacidito. Il tutto, mescolato e come base di supporto alla voce della Ditto che, detto fuori dai denti: ha una gran bell’ugola a tutte le intensità musicali possibili immaginabili. Però, là dove il discorso con i Gossip risentiva di qualche ingenuità di produzione (magari anche simpatica ma) di troppo, con la supervisione e l’assistenza della sua nuova partner-in-crime musicale Jennifer Decilveo, che scrive anche tutte le musiche del disco tranne un paio, la Ditto sforna questo Fake Sugar che è davvero niente male. A parte la funzione terapeutica del gettare fuori i peggiori rospi interiori attraverso dei testi per niente banali, la gamma musicale dei brani, seppure basata nella maggior parte dei casi su ritmi fondamentalmente dance, tocca molti generi senza però abbracciarne nessuno in particolare.

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Tralasciando il (bel) singolo dance rock Fire e solo per citare alcuni pezzi, In and Out e la title-track sembrano due belle canzoni di Madonna, cantate però da una che la voce ce l’ha per davvero e, soprattutto nella title-track, la tira fuori tanto per fare un esempio. La percussiva Oo-La-La in certi punti mi ricorda una via di mezzo tra una Lene Lovich più educata e i Roxy Music targati Eno del primo album mentre Oh My God è un R’n’B semplice e incisivo dove madame decolla di voce con una semplicità che fa quasi venire i nervi, da tanto è brava. Lover è una confessione a cuore aperto in chiave synth-pop, mentre un momento così così del disco è compreso tra la ballatona Love in the Real Life, dove Beth sembra adeleizzarsi un tantinello oltre il dovuto, anche se -per carità- con quella voce può permetterselo senza problemi, e la seguente Do You Want Me To, un po’ anonima rispetto al resto delle altre composizioni. L’impressione complessiva che Fake Sugar mi ha dato, pur non essendo propriamente il genere che un vecchio rockettaro come me può prediligere, è sostanzialmente più che positiva. L’album cresce ascolto dopo ascolto, è parecchio ballabile e in alcuni punti è persino coinvolgente. E di questi tempi, non è poco.

Copertina disco

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