Avete mai sentito nominare Capitan Pastene? Difficile, a meno che non siate di Zocca: trattasi di un paesino nel cuore dell’Aruacania, regione meridionale del Cile. I suoi 2.600 abitanti hanno quasi tutti origini italiane, più esattamente dell’Appennino modenese. Non a caso la cadenza della loro parlata mescola suoni cileni ed emiliani. Finirono in quel lembo di terra desolato ai piedi della cordigliera di Nahuelbuta per errore. O meglio, a causa dei loschi traffici di un avventuriero che si chiamava Giorgio Ricci: nel 1904 la società da lui fondata, Nuova Italia, si accordò con le autorità cilene per popolare quella zona. Così iniziò a battere i paesini dell’Appennino modenese vendendo sogni ai contadini più poveri, e convincendo 88 famiglie che nel “nuovo mondo” la vita per loro sarebbe stata paradisiaca. In realtà si sarebbe rivelato un autentico incubo. Un po’ come succede oggi a chi prova a fuggire dalla desolazione africana.
Per molti anni la loro esistenza è stata davvero grama, costretti ad inventarsi la vita giorno dopo giorno solo per riuscire ad avere qualcosa da mangiare. Ma da una quindicina d’anni a questa parte le cose sono cambiate. In Perù Capitan Pastene è diventato famoso per il suo cibo, in particolare per i salumi che vengono prodotti unendo l’antico sapere dei contadini modenesi con l’aggiunta di un tocco degli abitanti originari di queste terre, i Mapuche.
Naturalmente tutto ciò non ha fatto dimenticare agli abitanti di Capitan Pastene le loro origini. Intervistato dal quotidiano La Stampa, Angelo Iubini, 50 anni, proprietario di un ristorante, ha detto: «Per noi l’Italia ha la forma di antichi borghi e sagre paesane, partite degli azzurri e canzoni di Vasco Rossi». Ecco, il Vasco nazionale è arrivato anche lì, a 12.000 chilometri di distanza alla natia Zocca. Che dal 2004 è gemellata con Capitan Pastene. Racconta ancora Angelo Iubini: «Uno dei miei cugini continua ad abitare a Zocca. Produce prosciutti come me e si lamenta delle tasse».