Brooklyn Boogaloo Blowout The Boog At Sunny’s la rivincita della Provincia.

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Zappiani? Neo Jazz? Eclettici? Io direi divertenti e pertinenti, festaioli, veri, analogici, jammatori.

La nuova rivoluzione viene da Brooklyn amici e amiche.

Da qui:

Vedete il quartiere segnato in rosso? Lo inquadrate? Fuori da Manhattan, di fronte, il New Jersey e, alle spalle, la sconfinata Brooklyn che a noi italiani fa solo venire in mente la gomma del Ponte.

Per me emiliano fin nel midollo, orgogliosamente provinciale, ogni provinciale che da l’assalto ai grandi centri mi trova schierato al suo fianco.

Bene, ora da Brooklyn e dai suoi bar e dalla sua vita notturna, ci arriva questo bel disco doppio live prodotto dall’inarrestabile Luca Benedetti, chitarrista e produttore anche dello splendido disco di Zephaniah Ohora del quale vi ho parlato poco tempo fa.

Qui siamo dalle parti di un combo che esiste da vent’anni, per il piacere alcolico e groovoso di un party energico dopo le fatiche del vivere dalle parti della Grande Mela.

Il leader della band è l’elemento più importante di ogni band che si rispetti, il bassista Tim Lüntzel che ha esportato da Boston a Brooklyn la band con una  lineup che comprende Leah Siegel (vocals), Chris Cheek (saxophones), Luca Benedetti (guitar) Andrew Sherman (organ), Tim Lüntzel (bass, Leader), Tony Mason (drums), Moses Patrou (percussion, vocals). Cameos by Jon Cowherd (organ), Baqir Abbas (flute).

Il disco è un piatto ricco, dove hammond ululanti trovano spazio tra slanci fiatistici e voci degnissime, mentre una particolare attenzione è rivolta all’aspetto performativo, le voci sono sempre giuste, mai caricaturali e gli arrangiamenti hanno una loro ricchezza dinamica e di spessore, niente per caso, si sente una solidità di impianto che ci fa solo immaginare cosa deve essere vedere e gustarsi un live di questo ensemble mentre si alza un boccale di birra e, per un attimo, ci si sente dentro Smoke di Wayne Wang, tratto dai racconti di Paul Auster.

Ottima party music!

Ps. Non cercate il disco nelle recensioni dei “vostri” pseudogiornalisti musicali, ormai razza del tutto estinta, rimangono solo dei voltagabbana, sempre malmostosi, che non ascoltano nulla che non abbia richiamo mediatico mannaggia!

 

 

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