Patty Pravo demolisce “Un senso” di Vasco. Se lo può permettere?

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Patty Pravo
Da mesi si dibatte sul possibile, probabile, auspicabile, ritiro di Gigi Buffon. È risaputo: in Italia tira più il calcio che un carro di buoi, insieme a un’altra cosa che tutti conosciamo e sarebbe deprecabile citare. Ma se il portierone della Juve e della Nazionale – in stile Totti – cerca di rimandare la sofferta decisione al più tardi possibile, anche nella musica esistono esempi di pervicacia a non mollare la scena, nonostante il rischio di appannare la propria immagine.
E che immagine, in questo caso. L’ultimo esempio è rappresentato dalla divina Patty Pravo, che della “ragazza del Piper” ormai sembra aver conservato solo la sfrontatezza. Solo che a 20 anni può essere considerata un’arma in più, per mettere in mostra le proprie qualità e farsi spazio in un mondo in cui nessuno ti regala niente.
Certo è che per una “ragazza” del 1948, l’ostinata convinzione di risultare trasgressiva nonostante il trascorrere del tempo può diventare, purtroppo, tanto grottesco quanto controproducente.
E infatti sul web, che in fatto di distruzione del mito è spietato, girano alcuni video delle ultime esibizioni che testimonierebbero (il condizionale per gli dèi è sempre d’obbligo) una forma non proprio smagliante. In particolare quello in cui reinterpreta Un senso di Vasco Rossi (qui il video), dove non solo dimentica il testo e appare vistosamente fuori tempo, ma anche le stonature non sono più un orpello per maniaci del bel canto e si sono trasformate in ostacoli ai quali persino un neofita dell’ascolto faticherebbe a non inciampare.
Naturalmente Vasco Rossi, vista l’antica amicizia – le ha sempre detto: «Sei la mia versione al femminile» -, siamo certi non esiterebbe a difenderla, però il giudice sovrano per un artista, alla fine, è sempre il pubblico. E benché i social non siano un metro di giudizio assoluto, le migliaia di commenti a questi video sono più che impietosi: «Che tristezza, sembra una cantante da osteria senza voce e stonatissima», oppure: «Grande artista, grande interprete.. Ma secondo me dovrebbe lasciare un bel ricordo. So che è difficile lasciare questa attività, ma se il corpo non regge, non bisogna forzarlo», per concludere con lo sfottò: «La fede è cieca … ma anche sorda, però!».
A rincarare la dose, un altro clip girato sabato scorso al Teatro La Fenice di Venezia, tutto esaurito. Ha cantato per oltre due ore, riproponendo i vecchi successi e canzoni dell’ultimo album ma è incappata in ben più di un’incertezza che ha infastidito alcuni spettatori che hanno immortalato il momento e messo in rete il loro disappunto.
Patty Pravo non è nuova a critiche che riguardano la sua intonazione. Soprattutto dopo alcune partecipazioni a Sanremo. Inizialmente venivano catalogate come défaillance, poi scivoloni e, quando anche il suo charme ha iniziato a non reggere alla clessidra (e qualche intervento di troppo), i critici si sono apertamente espressi chiamandole con il loro nome: stonature.
Lei, però, non si è mai soffermata troppo su questi “dettagli”. D’altronde, per una che ancora minorenne divenne l’icona del Piper – il locale simbolo dei ruggenti anni ’60 – e poi seppe trasformarsi in una stella della musica italiana con pezzi indimenticabili e interpretazioni inimitabili, che ha vissuto di eccessi fra sesso, droga e rock and roll pur mantenendo un immancabile aplomb aristocratico, di sicuro saprà superare anche l’ondata di sberleffi social.
Ne siamo certi, perché di Patty Pravo ne nascono una ogni cento anni e dopo 110 milioni di dischi venduti (seconda donna dopo Mina, terza in assoluto) a chi la critica sarebbe utile rileggere proprio il testo di Un senso: «Sai che cosa penso/Che se non ha un senso/Domani arriverà…/Domani arriverà lo stesso». Per Nicoletta Strambelli, nonostante qualche stecca, il domani un senso sicuramente lo avrà, mentre per tanti di noi, fa male ammetterlo, purtroppo no.

2 COMMENTI

  1. Oltre la voce che fa a cazzotti con la musica, si sente il rumore delle unghie che scivolano sullo specchio della vita cercando di rallentare lo scorrere del tempo. Mi ricorda alcune interpretazioni dell’ultimo Pavarotti o di Frank Sinatra a Milano. Patty! Per favore, lasciami viva l’emozione della tua splendida e coinvolgente voce! Da un “ragazzo” del ’68, tuo inccoercibile ammiratore.

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