A Beautiful Day

Ex bambino violato ed ex soldato cerca giustizia a colpi di martello

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A Beautiful Day
di Lynne Ramsay con Joaquin Phoenix, Ekaterina Samsonov, Alessandro Nivola, Alex Manette, John Doman.
Voto 7 e mezzo

Il ragazzone Joe vive da qualche parte nell’anonimato squallido di New York: è grande, grosso, barbuto e capelluto, con gli occhi da folle e la muscolatura di un ex commando. Per vivere, tra un incubo e l’altro, dell’infanzia e della guerra, uccide su richiesta. Va, è come se non fosse mai stato lì (titolo originale: You Were Never Really Here), torna a casa. A casa accudisce una mamma fuori di testa. Il loro gioco preferito è che lei veda Psycho e che lui, dolcemente esasperato, mimi le coltellate di Norman Bates e imiti i suoni dei violini di Bernard Hermann. Questo dà un’idea delle psicologie. Il nuovo incarico gli viene offerto da un politico la cui figlia è prigioniera nel giro della prostituzione infantile. Joe, come un personaggio da film coreano, compra un martello, va, martella tutti e salva la bambina. Da quel momento qualcuno fa riprendere la bambina e fa uccidere tutti quelli con cui è venuto in contatto. Mamma compresa. Dopo un po’ è chiaro che a Lynne Ramsay interessa relativamente il lavoro di Joe, cioè non è un film di genere anche se può sembrare figlio di tanti genitori (da Taxi Driver in qua): interessa la mente di Joe, ovvero come faccia a restare insieme nonostante sia un arcipelago di ricordi tremendi di violenza . L’effetto è disturbante ed esplosivo, una ricognizione del disagio assoluto: senza i colpi di martello la Ramsay irritava la psiche dello spettatore già in E ora parliamo di Kevin, qui si muove nei territori di violenza assoluta di Nicholas Winding Refn. Il sangue schizza ma si tiene anche la mano al nemico morente. È un film di sensazioni prima che di trama. E sono tutte affrontate di petto dal bello al repellente a identificazione zero. Per spettatori resistenti, disposti a scendere negli abissi. Premio alla sceneggiatura e a Phoenix miglior attore a Cannes 2017.

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