Stef Burns: «Se suono con Vasco devo ringraziare Joe Satriani e Guido Elmi»

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Stef Burns
Foto di Biagio Ruggieri

Finito il tour con Vasco Rossi e nell’attesa di tornare a girare l’Italia con Claudio “il Gallo” Golinelli e Juan Van Emmerloot, Stef Burns è tornato a Lignano Sabbiadoro, dove era già stato recentemente per le ultime prove e poi per il soundcheck e la data zero del tour del Blasco. Ovviamente non è tornato da turista, ma per suonare: all’Oasi del Pesce, con lui, sono saliti sul palco il batterista Max Iannantuono e la Rock Blues Society (Laura Berton e Flavio Meggiato alla voce, Lorenza Bano al violino, Alberto Bearzi all’armonica, Tiziano Piva alla chitarra e Massimo Montagna alle tastiere). Prima del concerto lo abbiamo intervistato.

Hai suonato per molti anni con Alice Cooper. Che ricordo hai di quella collaborazione?
Alice Cooper è un rocker straordinario, uno dei più grandi di tutti i tempi. Sono cresciuto con la sua musica e suonare con lui è stato un sogno che si è avverato. Suonavo le sue canzoni a 12 anni con mio cugino in soffitta, dove avevamo una batteria. Poi, l’ultimo giorno delle scuole superiori, con il mio gruppo, abbiamo suonato School’s Out. Rifarla con Alice Cooper è stato un sogno. Lui è una persona molto tranquilla, gentilissima. Diventa Alice Cooper prima di salire sul palco. Ama giocare a poker, gioca bene e, quando vince, si prende i soldi.

Nella tua carriera ha spaziato tra generi musicali molti diversi tra loro. Qual è quello che ti piace di più suonare?
Amo molti generi, dal classic rock al blues rock. Ma anche fusion, blues e jazz. Mi sento un po’ a disagio solo quando sono in un gruppo country, perché ci sono troppi musicisti bravi di Nashville e del Texas che non ho studiato bene. Mi piace anche fare rhythm and blues e soul music.

Cosa avresti voluto fare nella vita se non fossi diventato un musicista?
Sai che non lo so? Quando ero molto giovane pensavo che avrei fatto l’elettricista. Amo molto la montagna e pensavo anche che avrei potuto lavorare nella forestale. Però in realtà già da bambino amavo molto la musica e quella era la mia strada.

Hai in vista collaborazioni con altri artisti?
No, al momento sono concentrato solo sui miei progetti. Adesso sto scrivendo nuove canzoni ed organizzando un gruppo hard rock americano. Penso che saremo pronti a fine anno. E poi sto scrivendo altre cose per la Stef Burns League. Questi sono i miei progetti per il prossimo futuro.

C’è un artista che ti ha fatto innamorare della musica?
Da bambino ricordo i Beatles, avevo 5/6 anni quando ho ascoltato il loro primo disco. Poi, quando ho iniziato a suonare la chitarra, il mio primo punto di riferimento è diventato B.B. King. Un mito. Successivamente Jeff Beck, Jimi Hendrix, Allman Brothers. All’inizio c’erano anche Bob Dylan e Miles Davis. E Ray Charles. C’è troppa bella musica per fare un nome solo, in ogni fase della vita ho ascoltato artisti diversi. Comunque, il mio primo idolo, è stato mio papà, suonava la chitarra anche lui.

Cosa ami fare nel tempo libero, quando non suoni?
Mi piace nuotare nel mare, leggere e stare con gli amici. La cosa che più amo, però, è stare con i miei figli. Quando finisce il tour, adoro tornare a casa.

Un palco che ti ha emozionato?
Non posso dimenticare la prima volta che ho suonato con Vasco, a San Siro nel 1995. Fu una cosa impressionante vedere e sentire 80mila persone cantare ed alzare gli accendini accesi. Indimenticabile.

Quest’anno, durante il tour di Vasco, hai bruciato una chitarra sul palco. Perché?
Non è la mia prima chitarra, diciamo che è la numero due. E’ successo a Roma, Messina e due volte a Bari. Poverina, è stata bruciata quattro volte. Adesso è stagionata e suona anche meglio. E’ contenta, è molto rock. E’ stata lei a dirmi «dai, dai, bruciami!». Una cosa anche un po’ sessuale. Comunque la chitarra sta benissimo.

La tua Fender numero uno invece di che anno è?
E’ del 1991. E’ diventata vecchia da sola, a forza di suonare.

Suoni dal 1995 con Vasco Rossi, ma ad oggi hai scritto solo un brano per lui, Stammi vicino.
E’ vero, spero che gli possa piacere qualche altra mia composizione in futuro, magari legata a qualche idea che sto sviluppando adesso.

Hai in mente di cambiare chitarra in futuro?
No, ogni tanto provo qualcosa di nuovo, ma sono Fender e Gibson dipendente.

Da un po’ di tempo negli stadi compare spesso uno striscione con la scritta “I love Stef” e un cuore rosso. E’ di un fan che gira tutta l’Italia. Lo hai mai notato?
Certo! Voglio dirgli solo una cosa: «I love you!».

Un ricordo di Guido Elmi?
E’ grazie a lui se sono arrivato a suonare con Vasco ed ancora oggi sono qua. Avevo suonato in un disco di Alice Cooper grazie a Joe Satriani e Guido ascoltò quel disco. Devo quindi ringraziare entrambi. Ad Elmi piacque il modo in cui suonavo la chitarra ritmica e gli assoli. Per me è stato un amico, insieme al quale abbiamo lavorato per tanti anni, fra tour e prove. Aveva una grandissima passione per la musica. La musica era la sua vita e trasmetteva questa sua passione a chi gli stava intorno.

La fotogallery della serata:

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