Graham Nash: «Non sentirete mai più parlare dei Crosby, Stills, Nash & Young»

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L’appuntamento telefonico è per le 18. Ora italiana: a New York, dove si trova lui, sono le 12. “Lui” è Graham Nash: sì, il Graham Nash dei Crosby, Stills, Nash & Young. L’addetto stampa mi ha dato il suo numero di casa (lo scoprirò solo dopo), chiedendomi di essere puntuale. Io sono davanti al telefono da almeno venti minuti, nel terrore di un blackout improvviso che mi impedisca di chiamarlo. Di fronte a me, il computer acceso su “l’ora esatta”. Sono le 17.59 e qualche manciata di secondi. Inizio a digitare il numero. Il telefono squilla a vuoto: «Buongiorno, questa è la segreteria di Graham Nash. Al momento non sono in casa o non posso rispondere. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico». A me quasi prende un colpo. In una frazione di secondi che, nella mia mente, dura un’eternità, decido se lasciargli un messaggio o riattaccare: con il coraggio che da sempre mi contraddistingue, riattacco. Contando di riprovarci dopo alcuni minuti. Non ce n’è bisogno. Il telefono squilla quasi subito e il numero è lo stesso che avevo appena chiamato. Con il cuore che è una batteria fuori tempo, sollevo la cornetta e accenno un «Hallo». «Hallo, it’s Graham Nash». Cavolo. Era Graham Nash.

Il 30 giugno ha aperto il festival I suoni delle Dolomiti in Val di Fassa. Quindi, la tappa a Recanati e alla Casa del Jazz di Roma. Ma chi non è riuscito ad accaparrarsi il biglietto per uno di questi appuntamenti ha ancora speranze: il 4 luglio, infatti, Nash sarà a Pistoia Blues e il 5 a Villa Arconati, a Milano. In tutto questo, però, c’è da segnalare anche una nuova pubblicazione: Over the years…, raccolta di cinquant’anni di canzoni con i CSN&Y.

Perché proprio ora una raccolta dei brani dei CSN&Y?
Perché la maggior parte dei singoli del gruppo li ho scritti io, eppure non esisteva un’antologia che li raccogliesse. Ho selezionato i quindici pezzi principali in questo “mare magnum” di canzoni e ho recuperato i demo più grezzi che avevo di quegli stessi brani. Quindi è un doppio album ossimorico: da un lato ci sono le canzoni più famose e amate dei Crosby, Stills, Nash & Young; dall’altro, delle versioni che nessuno aveva mai sentito prima d’ora.

Perché la scelta di inserire i demo?
Perché è interessante! Prendi Teach your children, ad esempio: è una canzone che ho registrato per la prima volta nel ’68, da solo, accompagnato da una chitarra acustica. Credo che possa essere molto stimolante per un mio fan ascoltare quella versione, spoglia, per capire quanto sia stata modificata con l’arrangiamento di tutta la band.

Oltre ai CSN&Y, è in previsione della musica nuova?
Sì, negli ultimi due anni ho scritto diverse canzoni, che presto confluiranno in un nuovo album.

Il suo ultimo disco di inediti, infatti, risale ad appena due anni fa. Prima, però, c’erano stati 14 anni di silenzio, almeno dal punto di vista di “musica nuova”…
14 anni di silenzio con 16 CD: il mio box set, quello di Crosby, di Stills e l’album dal vivo CSNY 1974. Quindi un silenzio piuttosto relativo.

Non si stanca mai?
Mi vedo come il venticinquenne hippy di Woodstock. Continuo a predicare la pace e l’amore. Certo, un po’ sono cambiato: ho vissuto cinquant’anni alle Hawaii e ora mi sono trasferito a New York, ad esempio. Però continuo a sentirmi inglese: quindi non sono cambiato poi troppo.

Nella sua musica e, in generale, nella sua figura – e in quella dei CSN&Y – hanno sempre convissuto l’anima “sociale” e quella intimista. L’arte è solo pura bellezza o deve essere un mezzo con cui veicolare delle idee?
Entrambe le cose, credo. In This path tonight, il mio ultimo disco di inediti, racconto le mie emozioni: è un album che è stato scritto per un nuovo amore. Parlo di un determinato periodo della mia vita, di quello che mi stava succedendo e di quello che stavo provando.

Esisteranno ancora i Crosby, Stills, Nash & Young?
No, non ci saranno mai più.

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