#MiSiEscludeva: WrongOnYou e l’idea di un grande concerto dedicato all’amore

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Foto di Michele Piazza

Marco Zitelli, in arte WrongOnYou, dopo una serie di concerti in Europa che lo hanno portato in Francia, Inghilterra, Germania e Olanda, sta girando l’Italia con un tour estivo. Lo abbiamo raggiunto per parlare della sua musica, ma soprattutto di come vede e percepisce il clima di forte odio che da troppi mesi ci sta circondando.

Il tuo ultimo singolo, Family of the year, contiene una frase che ben sintetizza l’idea della nostra campagna «Everyone deserves a chance to / Walk with everyone else». Parlaci del brano e del suo significato.

Il brano parla della famiglia intesa come nucleo familiare, perchè qualsiasi tipo di individuo può far parte della cosiddetta “famiglia dell’anno”. Troppe volte ci soffermiamo sul nucleo familiare, ma quel che realmente conta è quanto tu ti possa sentire amato. E noi sotto questo aspetto siamo rimasti davvero indietro. La cosa che a me fa ridere è che si parla tanto di globalizzazione, ma poi alla fine della globalizzazione noi prendiamo solo la parte più sciatta e materialista. I ragazzini vogliono tutte le novità che arrivano dagli Stati Uniti e di queste cose prendiamo tutto. A prescindere. Mentre se si parla di diritti civili o la possibilità di adottare un figlio per le coppie omosessuali, che sono argomenti molto più importanti e positivi, su queste tematiche noi costruiamo un muro. Se pensi che gli Stati Uniti, una delle nazioni più potenti del mondo, ha avuto come presidente una persona di colore, mentre noi le persone le massacriamo di botte solo perché sono di colore, ti fa capire la differenza.
Con Family of the year  il mio intento era quello di provare a buttar giù qualche muro e di dare fastidio.

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Salire su un palco è sempre una grande responsabilità, perchè ci sono tante persone che ti ascoltano e che prendono esempio da te. C’è un messaggio che lanci ai tuoi concerti che hai particolarmente a cuore?

La cosa bella del mio lavoro è avere la possibilità di dire la propria idea e di essere ascoltato in qualche modo. Il problema è che tante volte si abusa di questo potere. Mi riferisco, e cito il mio amico e collega Daniele Silvestri, a L’uomo col megafono. Mi ricordo quando andavo alle manifestazioni da piccolo ed odiavo l’uomo col megafono che stava là e parlava, parlava aizzava tutti. Chi ha questo potere, di avere una divulgazione di pensiero pubblica e con dei mezzi più forti di un concerto, dovrebbe dire cose molto più sagge rispetto a quelle che sentiamo ogni giorno. Perchè io, che sono un cantante, posso essere un “simbolo” per una persona e se magari mi metto un cappellino, anche quella persona se lo mette, ma immagina un politico che ha un’influenza sulle masse ben diversa dalla mia che dice cose come quelle che tutti i giorni leggiamo sui giornali… capisci che è una responsabilità grossa. Tu crei odio a quel punto.

Che poi ci incartiamo in problemi che non ci sarebbero se non ci fossero questi messaggi. Parliamoci chiaro, l’immigrazione c’è da sempre. Anche molti italiani, se 50 anni fa non fossero emigrati all’estero, sarebbero morti di fame. Perchè un italiano che cerca lavoro all’estero va bene, ma un immigrato che viene da noi no? E’ un controsenso. E poi c’è tantissima discriminazione razziale e questa fa? Porta le persone, per poter sopravvivere, a cercare delle scorciatoie. E lì può scattare la delinquenza.

Tornando alla tua domanda, questa gente ha una responsabilità enorme, ma dovremmo trovare qualcuno che abbia qualcosa di interessante da dire perchè l’odio porta solo odio.
Io credo nell’amore e che con l’amore si possa superare ogni cosa. Sembrerò ripetitivo ma secondo me è importantissimo. L’unica canzone realmente impegnata nel sociale che ho fatto è appunto Family of the year ed ogni volta mi impegno a spiegare che non è un brano a favore delle persone di colore o delle coppie omosessuali, ma è una canzone a favore dell’amore, perchè non importa da chi sia composta la famiglia, l’importante è che uno si senta amato, che si senta padre, che si senta madre e che si senta figlio. Perciò è dedicata a tutti.

Hai partecipato al Pride Milano. Che esperienza è stata?

E’ stata una bella occasione per divertirsi e per portare un messaggio di libertà. Molti pensano che sia un degrado, una manifestazione di cattivo gusto, ma in realtà se partecipi vedi che altro non è che una festa, con un’euforia spontanea e genuina. Sono stato davvero felice di parteciparci, ho incontrato tanti altri amici che erano lì, semplicemente a sostegno, e sono stato contento.

Che ruolo può avere la musica?

La musica contorna la vita di qualsiasi persona, ma dovrebbe fare di più secondo me. Ogni estate si fanno tante manifestazioni, però non si è fatto ancora un concerto con un forte messaggio, con la stessa attenzione dei media come quando c’è uno sponsor. Si potrebbero fare concerti a sostegno di tante cose (sicurezza sul lavoro, la pace, l’accettazione) e radunare parecchie persone, però se non c’è un brand, i grandi media non sono interessati perchè non ci sono soldi di mezzo. Organizzare un concerto del genere senza fondi è impossibile perchè nessuno lavora gratis ed è difficile trovare qualcuno che sposi certe idee. Per questo secondo me la musica potrebbe (e dovrebbe) fare molto di più di quello che già fa.

Come si può uscire da un momento come questo?

Il problema è che si va sempre dietro ai soldi, perciò non c’è possibilità fino a quando il Dio denaro la farà da padrona. Ti faccio un esempio: la Coca Cola, e ne sono un grande sostenitore, ti fa la lattina con l’arcobaleno da collezione, ma è un’operazione di marketing, sono stati al Pride, hanno visto che i numeri sono in aumento ed han seguito la linea. Ma prova a fare un concerto a sostegno dei rifugiati e vediamo chi si mette in mezzo ad una cosa del genere. La soluzione sarebbe che una multinazionale avesse le palle di scendere in campo e dicesse «Noi ci crediamo a vogliamo dare un sostegno». Questa sarebbe una possibilità. Ma anche artisti, ben più famosi di me, potrebbero dire qualcosa, solo che ormai i cantanti sono come i piloti di Formula 1, hanno la divisa cucina con gli sponsor, quindi non hanno nemmeno poi tanta libertà di movimento. Pure a me rompono le palle se mi espongo troppo.
Ci sono tanti amici e colleghi che si espongono, ma non è abbastanza. Se io faccio una cosa di gossip l’attenzione e gigantesca, però se io dicessi una cosa politica, la cosa cambia.
Serve una grande divulgazione di un messaggio che non deve essere «Tu hai sbagliato», il messaggio deve essere solo positivo, che dia fiducia.

Magari da questa tua intervista può nascere un concerto che abbia come tema solo l’amore.

Io ci sto.  Forse dovremmo tatuarci tutti sul braccio la frase All you need is love dei Beatles.

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