Da Damon Albarn (e Paul Simonon) alle grandi band degli anni ’80. Si arricchisce il Lucca Summer Festival

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Si arricchisce il palinstensto della 22° edizione del Lucca Summer Festival, dopo i Take That, Francesco De Gregori, i Toto, Elton John, Macklemore e Mark Knopler, sono stati annunciati oggi altri due concerti: i New Order e gli Elbow, il 12 luglio e i The Good, The Band & The Queen il 20 luglio.

I New Order sono un raro caso in cui lo stesso gruppo di persone è riuscito a lasciare un segno nella musica contemporanea per due volte. Da una parte, la pesante eredità dei leggendari Joy Division, una band dalla vita breve ma che ancora è oggetto di venerazione da parte di innumerevoli fan in tutto il mondo della scena post-punk (e non solo) e che ha avuto influenza su migliaia di altre band nel corso degli anni: dall’altra parte, la trasformazione nei New Order, la svolta verso un suono elettronico e il loro impatto sulla successiva generazione di musicisti e ascoltatori hanno reso la band di Manchester uno dei nomi che hanno indirizzato il corso della scena musicale mondiale come è riuscito a pochi altri.
Gli Elbow hanno ottenuto molti di quei riconoscimenti che contraddistinguono una band di successo. La loro bacheca contiene tre premi Ivor Novellos, un Mercury Music Prize e un BRIT award per Best British Band. I loro album più recenti, ‘The Take Off and Landing of Everything’ (2014) e ‘Little Fictions’ (2017), hanno entrambi debuttato al numero uno nella classifica degli album del Regno Unito.

I The Good, The Bad & The Queen sono un supergruppo formato da Damon Albarn, frontman dei Gorillaz e dei Blur, l’ex chitarrista dei Verve, Simon Tong, il bassista Paul Simonon dei leggendari Clash e il batterista nigeriano Tony Allen che ha suonato per anni con Fela Kuti, icona dell’afrobeat. La band è un progetto musicale di alternative rock con connessioni alla musica garage e folk. Il 16 novembre 2018 il gruppo ha pubblicato il suo secondo album, Merrie Land, prodotto da Tony Visconti, l’uomo dietro l’ultimo capolavoro di David Bowie, Blackstar.

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