Visionaria versione cinematografica del romanzo di Kafka girata a Parigi e Zagabria con Jeanne Moreau, Anthony Perkins, Elsa Martinelli, Romy Schneider, Arnoldo Foà e lo stesso Orson Welles
- Joseph, un anonimo impiegato di banca, viene a sapere che su di lui si sta istruendo un processo. All’inizio pensa a uno scherzo, poi capisce che stanno facendo sul serio. Costretto a presentarsi davanti ad un tribunale misterioso, l’uomo non riesce a capire quale sia il capo d’ accusa che pende sulla sua testa. Iniziano così una serie di allucinanti incontri e udienze davanti ai giudici finchè non gli viene comunicata la sua condanna. Trascinato da due poliziotti, Joseph è gettato in una buca e un candelotto di dinamite porrà fine alla sua vita. Opera che inevitabilmente innesca forti polemiche anche per la differenza con il testo originale di Kafka, Il processo esce a Parigi il 21 dicembre 1962 e il 7 settembre 1963 sui nostri schermi. Carico di un’atmosfera angosciante, con scenografie spettrali ricavate in gran parte nella Gare dì Orsay di Parigi, l’uso del grandangolo e di una fotografia in bianco e nero da brivido, il film mette in evidenza tutto il genio di Orson Welles e il suo virtuosismo espressionista anche se pecca nella forma narrativa non completamente riuscita. La sequenza iniziale girata dal grande Alexeieff usando uno schermo di spilli nella quale vediamo l’ uomo di campagna che si avvicina alla Porta della Legge presidiata dal guardiano, è d’antologia.