Retrospettiva 100 anni di Rita Hayworth, la regina della seduzione

Da martedì 11 a sabato 22 dicembre 2018 al Mic –Museo Interattivo Cinema Milano un omaggio alla celebre diva degli anni Quaranta e Cinquanta

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Foto film La signora di Shangai

Dodici film per ripercorrere la carriera di un’artista che incarnato i desideri di una generazione

Nel 1945 in Europa scoppia la pace, ma anche il mito di Rita Hayworth rappresentato dai manifesti pubblicitari di piccole dimensioni, a causa della penuria di carta, appesi su tutti i muri d’ America. Margarita Carmen Cansino, una delle più belle e sensuali attrici della storia del cinema che ha interpretando film scolpiti nella memoria del pubblico, nasce a Brooklyn, New York il 17 ottobre 1918. Formatasi inizialmente come ballerina, già ad otto anni è sul palcoscenico con il nome d’ arte di Rita Cansino. Partecipa poi a piccole produzioni cinematografiche prima che il capo della Columbia Pictures Harry Cohn la trasformi di una sensuale femmina dai capelli rosso sgargianti. La sua prima occasione arriva  con Avventurieri dell’aria (venerdì 14 dicembre ore 15) del 1939 di Howard Hawks con Cary Grant, storia di due donne innamorate entrambe di un rude pilota, capo di una compagnia aerea di spedizioni che opera sulla pericolosa catena delle Ande, seguito da Seduzione (venerdì 14 ore 17,15) di Charles Vidor con Glenn Ford, la vicenda di un padre di famiglia scelto come giurato in un processo per giudicare una donna accusata di aver ucciso un suo corteggiatore e Angeli del peccato (mercoledì 12 dicembre ore 15) di Ben Hecht, una donna bellissima di grande fascino che aiuta un uomo disperato scambiato per un miliardario sprovveduto a un tavolo da gioco. Nel 1941 la sua fama si consolida con Sangue e arena (mercoledì 12 ore 17) di  Rouben Mamoulian con Tyrone Power nei panni di un torero ricco e celebre che  perde la testa per un’avventuriera d’alto bordo. Nel 1942 l’attrice dopo aver divorziato dal primo marito Edward Hudson, si risposa a sorpresa con Orson Welles considerato il nuovo genio di Hollywood conosciuto ad una festa a casa di Joseph Cotten. Nel 1944 è sul set di Fascino (sabato 15 ore) nel ruolo di una ballerina di un piccolo locale di Brooklyn che vince un concorso per cover girl e lascia il suo impresario fidanzato. Con la guerra in corso Rita  si presta a partecipare come altri divi del cinema allo sforzo bellico. Intanto le locandine con la sua immagine fanno sognare i militari al fronte. Arriva il 1946, il suo anno, che la vede protagonista di Gilda (sabato 15 ore 17 e sabato 22 dicembre ore 17)  diretto da Charles Vidor. Il capelli color ruggine, i lunghi guanti scuri che si toglierà con sapiente erotismo, la sigaretta con il bocchino e l’aria sfrontata e crudele, fanno di lei un mito forse ancora oggi irraggiungibile e un’icona paragonata all’ esplodere della bomba atomica sganciata sull’ isola di Bikini. Nel 1947 quando ormai il suo matrimonio con Orson Welles è al tramonto, gira La signora di Shangai (martedì 11 dicembre ore 17) diretto dal marito e tratto dal romanzo L’ altalena della morte di Sherwood King, un capolavoro del genere noir famoso per la sparatoria finale nella galleria degli specchi di un luna park.  Dopo Gli amori di Carmen (giovedì 13 ore 17) ancora di Charles Vidor e con Glenn Ford, dove recita nel personaggio della zingara resa celebre dalla novella di Mérimée e il breve matrimonio (meno di quattro anni) con il principe Ali Khan, iniziano gli anni del declino. Nel ’53 è una grande tentatrice in Pioggia, 1953 di Curtis Bernhardt e nel 1957 afferra la sua ultima occasione per dimostrare di essere sempre una grande attrice con Pal Joey (martedì 18 ore 17) di George Sidney.  Lei è Vera Simpson, un’ex ballerina di successo molto danarosa che è intenzionata ad aprire con il cantante Joey Evans (Frank Sinatra), un nuovo locale notturno. L’ uomo però innamoratosi della giovane Linda (Kim Novak), dovrà scegliere tra l’amore e la carriera. La diva con questo film passa idealmente il testimone alla più giovane Kim Novak. Poi ancora la commedia Tavole separate (giovedì 20 ore 15) di Delbert Mann del 1958 con cui di fatto si conclude la sua carriera. Ammalatasi già negli anni Sessanta di Alzheimer partecipa ancora a poche pellicole minori e poi si spegne a New York il 15 maggio 1987 lasciando però un’impronta indelebile nella storia del cinema.

 

Pierfranco Bianchetti , giornalista pubblicista e socio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani è laureato in Sociologia a Trento. Ex funzionario comunale, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Milano, ha diretto n l’attività del Cinema De Amicis fino alla chiusura nel 2001. Ha collaborato a Panoramica – I Film di Venezia a Milano, Locarno a Milano, Il Festival del Cinema Africano; Sguardi altrove; ha scritto sulle pagine lombarde de l’Unità e de Il Giorno, Spettacoli a Milano, Artecultura, Top Video; Film Tv; Diario e diversi altri periodici. Attualmente collabora a Diari di Cineclub, Grey Panthers, il Migliorista, Riquadro.com, pagina facebook Sncci Lombardia. Ha pubblicato nel 2021 per Aiep Editore “L’altra metà del pianeta cinema-100 donne sul grande schermo” e nel 2022 per Haze Auditorium Edizioni “Cinemiracolo a Milano. Cineclub, cinema d’essai e circoli del cinema dalla Liberazione a oggi”.

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