Brunori Sas canta “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla – Intervista a Mirko Onofrio

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Mirko Onofrio, classe 1978, è balzato alla cronaca per essere uno dei membri della famosa Sas, la band permanente che accompagna Dario Brunori nei suoi tour e che gli è stata di supporto anche durante lo spettacolo Brunori Sa andato in onda su raitrè negli scorsi mesi.

Calabrese verace, con una giovinezza divisa tra Catanzaro e Cosenza, Mirko ha una formazione musicale completa che va dagli studi di sassofono e flauto dolce al conservatorio fino alla profonda conoscenza del panorama jazz passando per la laurea al DAMS presso l’Unical di Cosenza con una tesi sulla musica rinascimentale. Ed è proprio al Teatro Auditorium Unical di Rende che oggi 13 dicembre e domani 14 dicembre Mirko tornerà, con lo spettacolo Brunori Sas canta “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla di cui cura le orchestrazioni per l’ensemble che affiancherà Dario e la band in questo progetto.

Da compositore e musicista ad arrangiatore, come ti senti in questa nuova veste? 

Mi è già capitato di fare lavori di questo tipo con le musica di Syd Barrett, Robert Wyatt, Clash, Joni Mitchell, CSN&Y e Carla Bley. Anni fa, sempre con la Brunori Sas, abbiamo omaggiato l’altro grande Lucio della musica italiana. Allo stesso modo ho lavorato con cantautori d’oggi come  Antonio Dimartino, Federico Cimini, Alex Bandini, Alessandro Ruvio e lo stesso Dario Brunori.  Detto questo è vero che arrangiare, nonostante sia strettamente collegato al comporre, non è proprio la mia prima scelta. Ma quando capita – e quando il materiale di partenza è così pregiato – non mi tiro indietro.

Come riesci a “rielaborare” il lavoro di altri rispettandolo e senza rischiare di stravolgerlo?  

Intanto sforzandomi di non fare prevalere quel comprensibile senso di “sacra intoccabilità” che ingesserebbe il rapporto confidenziale che si crea con l’artista man mano che lo si lavora. Cerco di mettermi a mio agio e di sentirmi libero di integrare quello che già esiste con le mie istanze musicali. Mi piace che il risultato sia vicino a una rilettura frutto di un confronto ideale vivo tra lettore e riletto. Non voglio un arrangiamento freddo e scolastico. Tutto ciò nel rispetto della coscienza collettiva che vuole, giustamente, riconoscersi nelle coordinate musicali originarie di canzoni che godono di una bellezza intrinsecamente evergreen di cui non serve alcuno stravolgimento. Il trucco semmai per chi arrangia e chi interpreta con onestà emotiva e intellettuale è di fare proprie quelle canzoni.

Da quanto lavorate a questo progetto? 

Nel 2016 “Brunori canta Dalla” doveva essere l’evento di punta di una rassegna di cui curavo la direzione artistica (Sveltine: piccola rassegna per una nuova promiscuità musicale) e che doveva avere luogo al Castello Svevo di Cosenza. All’ultimo fu annullato per un virus intestinale che colpì Dario. Da allora è rimasto in stand by fino a quest’estate quando vi ho rimesso mano in occasione di SkyFestival a Palermo dove di fatto ha debuttato lo scorso ottobre.

Che rapporto hai con il mare?

Diciamo che un rapporto tra qualcosa di così immenso come il mare e di così minuscolo come l’uomo è quasi impossibile e che per quanto l’uomo possa averlo navigato in lungo e in largo al mare basterà sempre soltanto un battito di ciglia per cancellarlo per demerito dalla faccia della terra. E allora mi pongo ad esso con estrema prudenza, rispetto, timore, con la giusta misura di me stesso. D’altro canto è quasi impossibile, però, non instaurare con il mare un rapporto poetico. In questo senso il mio mare di riferimento è lo Ionio da cui sento di provenire….

Anche tu, come tanti artisti, hai scelto di avere come “base” e casa – quando non sei in tournèè – il tuo paese di nascita. Come spieghi questa tendenza sempre più frequente di restare ancorati alle proprie radici? 

Non saprei. Ognuno ha la sue ragioni sia per andarsene – perché c’è chi va altroché – che per restare. Io qualche tentativo l’ho fatto ma senza troppo impegno e compatibilmente con i miei affetti a cui cerco di dare sempre la priorità. Detto questo odio e amo la mia terra e credo che sarà sempre così…altalenante e inquieto, ma mai indifferente!

“Com’è profondo il mare” è un album che racconta l’epoca storica in cui è stato scritto attraverso racconti di luoghi e persone. Come tematiche – ovviamente trasportate ai nostri tempi – non ti ricorda un po’ “Poveri Cristi vol. 2” album che tu conosci bene?

Ma sai che non ci avevo pensato? O meglio, quest’estate lavorandoci intensamente ho avuto come un’intuizione in merito a questo possibile collegamento, ma senza effettivamente realizzarlo! Brava, hai occhio!

Voi della Sas durante gli spettacoli date l’impressione di essere una vera e propria famiglia più che un gruppo. Com’è il rapporto tra voi quando non siete sul palco? 

Si gioca a Risiko, si fanno escursioni, cenette sperimentali, karaoke improvvisati, videogames anni ’80, cento chat di gruppo dal 2009 ad oggi, dolcetti, scherzetti…insomma, un normalissimo bel rapporto fuori dal palco!

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