In sala saranno presenti la regista Giulia Sodi e il produttore Ranuccio Sodi
I cortei, gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, i giovani con i lunghi capelli, i lacrimogeni, ma anche i sorrisi di una gioventù convinta di poter cambiare il mondo, fanno da sfondo a questo viaggio nell’ Italia che non c’è più. Utilizzando immagini in gran parte inedite, il film restituisce una Milano del tutto sconosciuta, quella osservata dal Collettivo Cinema Militante formatosi nella metropoli lombarda alla fine degli anni Sessanta, che tra i primi sperimenta un nuovo modo di usare la cinepresa documentando la realtà dell’epoca senza commenti. Ne nasce così un racconto visivo diverso dalle fonti istituzionali cinematografiche e televisive di quegli anni. In questo percorso scopriamo aspetti poco noti del ’68 e dintorni. Non solo le manifestazioni di piazza, ma anche le lotte per la casa, le difficoltà incontrate dai lavoratori meridionali trattati “come i negri di New York”, le dure vertenze sindacali nelle fabbriche, fino al lento proliferare della violenza nei movimenti politici e la diffusione della droga tra i giovani. L’ opera, realizzata sulla base dell’archivio del materiale del CCM (Collettivo Cinema Militante) si confronta con la strategia della tensione e poi con gli anni di piombo, per concludersi con il disfacimento di tutte queste forme di sentita partecipazione movimentista alla vita sociale e politica italiana. Dal femminismo alle droghe leggere e pesanti, all’ uso delle armi nelle pratiche terroristiche che porteranno a termine l’esperienza del CCM, il documentario di Giulia Sodi, figlia di un protagonista del CCM stesso, cerca di ricostruire i percorsi del gruppo di cineasti milanesi che, in quegli anni, hanno cercato di documentare quanto avveniva soprattutto a Milano. Il titolo del film prende spunto da un soggetto fiction scritto da Goffredo Fofi e proposto al CCM nel 78, ma mai realizzato: l’espressione, di origine francese, significa in senso lato tra il lusco ed il brusco, ma letteralmente quel momento della giornata in cui è impossibile distinguere un cane da un lupo. Sostanzialmente la trasformazione operata dai movimenti politici alternativi nella seconda parte degli anni 70, dove i cani si sono trasformati in lupi.