High hopes
di Bruce Springsteen (Columbia)
Voto: 6/7
Il Sire si diverte. I tempi delle attese bibliche tra un album e l’altro sono lontani e il parco dei divertimenti della E Street Band è troppo invitante e gioioso, per tenerlo chiuso troppo a lungo. Così, affiancato dai suoi fidi musicanti e alchimisti di studio, buon ultimo Tom Morello, si diverte a confezionare un album all’apparenza promiscuo che più promiscuo non si può.

Con una produzione a dir poco spectoriana e modernista, intinge il solito, risaputo mix di rock’n’roll, folk, soul e R’n’B in parole e versi che altrimenti leggereste da Cormac McCarthy o John Steinbeck, aggiunge sezioni d’archi e sprazzi d’elettronica, campionamenti e cornamuse, drum-machines e cori gospel, mentre qua e là rimbalzano archi e fiati solisti. E si diverte, questo pimpante sessantacinquenne, a far convivere brani inediti e nuovi dalle molteplici -e talvolta spiazzanti- soluzioni musicali, con rivisitazioni e omaggi anche della più minuscola e sconosciuta delle proprie Muse (gli australiani The Saints con J
ust like fire would, i misconosciuti Havalinas con la title-track e, last but not least, i Suicide di
Dream baby dream, già suoi ispiratori nella concezione di
Nebraska), a lasciar sfogare i giovani come solo i vecchi saggi sanno fare (l’onanismo di Tom Morello in
Heaven’s wall e nel remake elettrificato del fantasma di Tom Joad è quasi caricaturale) e a rivedere e correggere qualcuna delle proprie vecchie canzoni. E senza un singolo papabile che uno, title-track a parte. Si diverte, già. Al punto di rendere, ascolto dopo ascolto, quello che sembrava una raccolta raffazzonata di brani niente più che riempitivi (cosa già capitata ad album come
Human touch“o
Workin’ for a dream, a mio avviso ignobili), quasi un concept-album legato dalla continuità del filo rosso della personale visione del mondo di Mr. Springsteen, e in questo c’è dentro tutto
High hopes. Imperfetto, certo. Può piacere come può non piacere, si può amare come non si può sopportare, ma di questo penso che Mr. Springsteen se ne freghi bellamente, visto che riesce anche a far sì che Clemons e Federici contribuiscano all’album, in barba alla morte. Sembra poco ma…