Caustic love
di Paolo Nutini (Atlantic Records)
Voto: 5 e 1/2
È dovuto a George Woods, presentatore della radio di Philadelphia WDAS, il conio del termine “Blue eyed soul”, utilizzato per descrivere la musica soul suonata dai bianchi, in quel caso ai Righteous Brothers. Il termine poi è stato di volta in volta riutilizzato riferendosi a musicisti bianchi (per elencarne solo alcuni) come Mitch Ryder, Van Morrison, Joe Cocker, Box Tops, Hall & Oates, Mariah Carey, Simply Red e, più recentemente, Amy Winehouse, tutti impegnati a emulare i grandi (neri e nere) del genere.

E, dopo la prematura dipartita della povera Amy Winehouse, la musica UK, orfana di una voce bianca da un milione di dollari, ritenta il colpo con questo giovane scozzese di discendenza italiana. E bisogna dire che il ragazzo la voce da soul ce l’ha eccome, e chi lo accompagna lo fa con cognizione di causa e una certa qual pratica. Ma, come dire: per buona parte dell’album, nonostante mestiere e buona volontà, il “groove” che da sempre comporta l’ascolto della musica soul, latita, e quando c’è, suona un po’ forzato. Questione di produzione, suppongo. Ma il risultato suona tanto una versione smunta e (orrore!) maschile della Winehouse. Per chi si accontenta.