Non resta che perdersi
degli Io?Drama (Cama Records)
Voto 7+
A quattro anni di distanza da
Da consumarsi entro la fine e due dall’EP
Mortepolitana, la band milanese sfodera un album che non esiterei a definire “inusuale”, almeno per quel che riguarda l’odierno panorama italiano. Ben prodotto da Nicolò Fragile, sempre affidandosi al violino urticante di Vito Gatto e alla bella voce e all’estro di Fabrizio Pollio (senza dimenticarsi del batterista Mamo e di Giuseppe Magnelli alla chitarra), l’album offre suoni e soluzioni musicali d’indubbio gusto aggiungendo un quid di elettronica perfettamente funzionale all’
alt–
rock d’autore del combo ambrosiano.

E se, casualmente, la band in un’occasione (
A piedi scalzi) sembra ricalcare le direzioni musicali che già furono dei Subsonica, negli altri brani, da
Babele al singolo
Vergani Marelli 1 attraverso
Madreperla,
Risveglio e la bella ballata
Il sasso e lo stivale fino al finale crimsoniano di
Chiedilo alla cenere, lascia trasparire personalità musicale in abbondanza per sostenere senza problema alcuno gli acquarelli esistenziali, mai banali, delle belle liriche (vero punto di forza, avere qualcosa da dire) delle dodici canzoni dell’album. Eclettici, lirici, carismatici e moderni senza essere trendy a ogni costo. Da non crederci, di questi tempi. Meritano, eccome.