Minoranza rumorosa
di Danilo Sacco (e20 sound)
Voto 6+
Secondo album da solista per Danilo Sacco, un disco che si appella a una “minoranza rumorosa” che deve farsi sentire per cambiare le cose. È quello che auspica l’artista astigiano, perché lamentarsi non serve, anche se la crisi morde sempre più. Sacco, da uomo navigato, sa che la canzone non potrà smuovere le montagne, però scrivere una canzone come Da qui all’eternità è un forte segnale per rivendicare l’appartenenza alla parte migliore. La storia è esemplare, letta su qualche giornale lascia subito il segno. Un pastore solitario della Val d’Ossola, Walter Bevilacqua, si ammala e deve sottoporsi a dialisi finché arriva la felice notizia che è stato trovato il rene adatto per un trapianto. Lui però, assecondando il naturale corso delle cose, preferisce rinunciare al trapianto per lasciare posto a un padre o madre di famiglia, quindi rinuncia alla vita. Un gesto di generosità che diventa sempre più difficile scovare tra le notizie dei giornali.

Questo album si scosta dal precedente Un altro me uscito un paio d ‘anni fa. Il team di lavoro rimane perlopiù lo stesso, con Davide Tagliapietra alla produzione e chitarre, Valerio Giambelli alle chitarre e bouzuki, Andrea Mei al piano, Hammond e fisarmonica e la sezione ritmica di Lele Melotti e Paolo Costa, sostituiti per i concerti da Tommy Graziani e Enrico Brazzi.
I temi delle nuove canzoni appaiono meno intimistici del precedente album, anche se rimane spazio per parlare d’amore (Ti aspetterò per sempre), di voglia di vivere nella notte (Nati per vivere). C’è energia, con chitarre marcatamente rock, ma anche una certa riflessione, perché quello che oggi manca nelle persone è la rabbia, ma Danilo Sacco, da bravo buddista, sa che la rabbia spesso sconfina in violenza, quindi va controllata e guidata. È per questo che invita a prendere coscienza della situazione e che rifiutare di arrendersi è un atto di eroismo. Tra le altre canzoni vanno segnalate Emilie, con la storia del pittore Charles Moulin amico di Matisse, e Erin che prende a pretesto la conquista della Spagna da parte dei mori per divagare e rendere omaggio alla terra d’Irlanda.
Nota di merito alla copertina, con un caccia bombardiere che lancia fiori, a reclamare un sogno, un’utopia che forse un giorno si realizzerà. Come fecero i Giganti con la loro Proposta:, quando cantarono mettete dei fiori nei vostri cannoni al Festival di Sanremo 1967.