Hungry Hearts. Io ti nutrirò

I cuori affamati posso arrivare a divorare

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HUNGRY HEARTS
di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher e Adam Driver voto 8+

Maledetto fu il cibo? La prima volta s’incontrano nel bagno di un ristorante cinese a New York. Mina lavora nella diplomazia, Jude è ingegnere. La porta del bagno si blocca, lui ha problemi intestinali, lei non sopporta i cattivi odori. La situazione è disperante ma non seria. Sarà amore. Tempo dopo li vediamo in intimità. Coito interruptus mancato. Sarà un figlio. Matrimonio con festa di nozze. Bambino. Sarà un bambino indaco, come ha predetto una lettrice di tarocchi? E perché Mina sogna ossessivamente un cacciatore che in piena metropoli uccide un cerbiatto? È un bambino sottopeso. E Mina diventa una madre iperprotettiva un po’ troppo new age: l’ossessione per la purezza la porta a sequestrare il piccolino in casa per evitargli germi e contaminazioni dall’esterno e a nutrirlo come un vegano con prodotti dell’orto del miniterrazzino (a New York?). Sarà una madre in depressione post-partum o una fanatica disturbata? In effetti il bambino non si sviluppa, ma Mina ritiene che la medicina ufficiale lo avveleni: diventa una guerra tra Mina e Jude, lei per depurare, lui per nutrire di più il piccolo. La  durissima apparenza sottomessa di Mina (il più delle risposte sono bisillabi, sì e no autistici, senza ulteriori spiegazioni) frustra la fragilità di Jude, che se perde le staffe picchia. Lui non è un mostro, lei non sta bene, viene coinvolta la legge e poi la suocera, civilissima, ma che alla resa dei conti dimostra che nessuna donna è mai convinta che la donna che le porta via il figlio sia adatta senza la sua supervisione. L’escalation dell’angoscia di questi cuori affamati (d’amore, di purezza, di certezze, di cibo) rende il film di Costanzo un horror psicologico di straordinaria eleganza. Coppa Volpi a Alba Rohrwacher e a Driver a Venezia 2014

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