Al cinquantesimo piano del mio palazzo vive una delle più acclamate clarinettiste del mondo, ovviamente io non lo sapevo. I suoi dischi hanno raggiunto le vette delle classifiche internazionali di musica classica negli Stati Uniti, a Hong Kong e in Cina, anche in Sudafrica. L’ho incontrata diverse volte, la mattina, davanti alla fermata del nostro shuttle bus che da quassù (quasi al Peak) arriva giù in Central, ovviamente senza sapere chi fosse. Posso dire che era sempre sorridente, gentile con gli autisti e incline al saluto, non poteva quindi essere una delle “sciure” che popolano questo building, le cosiddette Tai Tai, ovvero le mogli dei tycoon cinesi, non proprio simpaticissime, molto ricche, dedite allo shopping e al foot massage compulsivo. Infatti Seunghee Lee non lo è (in realtà non è nemmeno cinese, ero io a confondere ancora i tratti somatici orientali). Seunghee Lee (www.seungheeclarinet.com), detta Sunny, è coreana, nata in un poverissimo sobborgo di Seoul, che non è esattamente come dire sobborgo di Milano: nel suo villaggio non c’era il bagno, né l’acqua corrente, né la scuola. Il padre decise così di abbandonare quella condizione di miseria e di muovere verso la capitale coreana e qualche anno dopo, affascinato dal Sogno Americano, di spostare l’intera famiglia a Chicago, negli Stati Uniti. Non che la vita di Sunny fosse migliorata subito, a Chicago: vivevano in cinque in una stanza, a Chicago. Però le chance di poterla cambiare, quella vita con un percorso già segnato, erano diverse e forse anche maggiori. Sunny mi ha raccontato che sua madre e suo padre, che dopo un po’ di anni avevano messo su un negozio, lavoravano 18/20 ore al giorno, tutti i giorni. I bambini crescevano praticamente da soli, ma studiavano tanto come solo i bambini di questa parte di mondo sanno fare. A Seoul, intorno ai quattro anni, Sunny aveva iniziato a suonare il pianoforte: la madre l’aveva portata in una di quelle case-caserme-musica con sei pianoforti, quattro chitarre, due batterie e 40 bambini impazziti che strimpellano, battono con i chop stick (i bastoncini per mangiare il riso) i piatti della batteria facendo un casino allucinante … la maestra aveva immediatamente capito che la bambina aveva il dono, incentivando il suo talento. Purtroppo, una volta a Chicago, la famiglia non aveva il denaro sufficiente per comprare un pianoforte e nemmeno lo spazio dove metterlo. “Così presi un foglio grande di carta e disegnai i tasti bianchi e neri del pianoforte, per esercitarmi anche senza musica”, mi racconta ancora sorridendo.
Poi un giorno a scuola le chiedono di scegliere uno strumento musicale da seguire e, perso un po’ l’interesse per il pianoforte di carta, il padre la indirizza verso un più pratico clarinetto, che anche lui aveva suonato in gioventù. Sunny, che è un tipetto meticoloso, prende la cosa molto, molto seriamente e a 12 anni inizia a suonare tutti i giorni tre/quattro/cinque ore e poi sempre di piú, sempre di più… le esce il carattere perfettino, la tempra di chi non ha avuto la vita facile e di chi vuole riuscire a ogni costo. Inizia a vincere premi, borse di studio per studenti meritevoli e alla fine si diploma alla Eastman School of Music, quella di Rochester vicino a New York, non proprio un posto qualunque: la Scuola Musicale per eccellenza, dove accedi su invito ed entri solo dopo aver superato un provino. Poi, per non farsi mancare nulla, fa anche un master alla School of Music di Yale. Prima dei 30 anni entra nella Top 30 Classical Stars under 30. Con i suoi tre dischi, Brava, Embrace e Hidden Treasures, scala le Classical Charts internazionali. Ma Sunny non l’ha dimenticata la sua infanzia, sono pezzi di vita indelebili che nessun successo può completamente rimuovere, e allora “send the elevator back down”, come dicono gli americani, ovvero restituisci quello che hai avuto. Sunny si inventa un format di concerto di beneficenza, Concert for Cause, i cui proventi vengono di volta in volta donati a diverse associazioni che aiutano i bambini che nascono e crescono in situazioni di disagio. Proprio qualche sera fa, Sunny ha aperto le porte della sua casa per un concerto benefico dedicato a un’associazione no profit italiana, Missione Possibile Cambogia (www.missionepossibile.com), una Onlus milanese di cui non si sente tanto parlare, ma che fa un sacco di cose utili e belle. In Cambogia, a Roong, un villaggio a 40 chilometri dalla capitale Phnom Penh, ha aperto due scuole (una elementare per 360 bambini e, a giugno del 2014, la prima scuola media), ha fatto arrivare l’acqua potabile, inaugurato una biblioteca e una sala computer. La serata a casa di Sheunghee Lee, organizzata con l’aiuto dell’Associazione delle Donne Italiane di Hong Kong (www.iwa.org.hk) ha avuto dei momenti commoventi, sempre stemperati dalla grande simpatia di Sunny che ha parlato della sua infanzia con l’ironia di Woody Allen. L’ultimo brano eseguito dal trio piano, violoncello e clarinetto, è stato il tema d’amore della colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso, in una versione inedita arrangiata, per l’occasione, da Andrea Morricone, amico d’infanzia e vicino di casa della Presidente dell’Associazione delle Donne Italiane, Michela Bardotti, figlia del grande Sergio (ma questa notizia merita un post a parte). Alla fine, Missione Possibile Cambogia ha raccolto una considerevole cifra che sarà utile per ampliare la scuola media. Grande felicità condivisa anche per il buffet italiano, davanti alla coppa piacentina si sono viste lacrime di commozione. Cose che accadono nei grattacieli di Hong Kong, di sabato sera. Ogni tanto.