Razione K. La guerra è imbandita

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La più frugale ci pare la thailandese, ma non si sa mai. Quella italiana (nella foto) prevede anche fornello e ravioli. La confezione tedesca ha qualcosa di tecnologico e abbondante. Ma tutte fanno la loro bella figura estetica, il design è servito sulla tavola della guerra. È Razione/K, il pasto del soldato in azione, a cura di Giulio Iacchetti, in mostra a Milano al Triennale Design Museum fino al 22 febbraio. Il nutrimento del soldato ha sempre in qualche modo cambiato anche la tavola del civile: fu per l’esercito napoleonico che vennero inventati i sistemi di conservazione che hanno portato alle scatolette. Oggi, la Razione K, o K-Ration, la razione da combattimento, è una sfida avanzata per combinare calorie necessarie, gusto, conservazione e portabilità. E naturalmente l’estetica è funzionale, “cibo fatto per essere mangiato, non guardato”, come dice il curatore. Il che lascia liberi dalle mode e inventa un’estetica interessante: una sinfonia di bustine, scatolette, cilindri, sacchettini al massimo livello tecnologico. La Razione K deriva dagli studi di Ancel Keys che nel 1941 studiò le prime combinazioni per il Dipartimento della guerra degli Stati Uniti: 3800 calorie in gallette, insaccati di suino, caramelle e cioccolata che poi si raffinarono scendendo a 2830 . Il nome, pare non verrebbe nè da Keys né da Kommando, ma da una scelta fonetica.

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