Il cecchino ha centrato il bersaglio?

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Eh ma quante polemiche su American Sniper!

Chris Kyle eroe?

Oppure assassino?

A me onestamente non interessa. Sono un fan di Clint Eastwood da tanti anni, prima come attore e poi come regista. Il vecchio Clint è un tipo semplice. È uno che viene da lontano (85 anni il prossimo 31 Maggio) ma si è sempre spostato poco. È repubblicano. Ha fatto il sindaco nella sua città natale per diversi anni. Il suo primo film da regista (Play misty for me) lo ha girato proprio lì, a Carmel-by-the-sea, California. E si è spostato poco dai suoi ruoli. Il cowboy, il poliziotto, il delinquente. Ha fatto delle eccezioni solo per la musica, il suo secondo amore (o forse il primo, chi lo sa…). Appunto in Play misty for me era il disk jockey di una radio locale che veniva perseguitato da una fan impazzita. In Honkytonk Man un cantante. Il suo penultimo film, Jersey Boys, è un piccolo capolavoro sulla storia di Frankie Valli & the Four Season, famoso gruppo vocale americano degli anni ’60 (ricordate il pezzo Can’t take my eyes off you?).

Ma parlavamo di American Sniper. L’ho visto, mi è piaciuto ma c’è una cosa che proprio di quel film non ho capito. Come abbia fatto a diventare il film di maggior successo di Clint Eastwood in Italia di sempre. Non credo sia nemmeno sul podio dei suoi film più belli. E allora perché?

Perché è una storia vera? Perché a quasi 85 anni il Nostro non avrà molte altre opere da offrirci e quindi la gente vuole cogliere l’attimo? Non credo nessuna delle due cose. La gente si accorgerà della vera mancanza di questo grande regista solo quando sarà morto. E poi se ci badate tutte le storie che stanno andando di più al cinema sono storie vere. La gente ha bisogno di storie vere, soprattutto negli ultimi anni. Quindi questo film non ha nulla in più di tutti gli altri che stanno girando ora.

Secondo me il motivo è molto più semplice e meno poetico. È uscito nel giorno giusto. Il primo di gennaio la gente non aveva nulla da fare. Si è precipitata al cinema e un film di Eastwood con Bradley Cooper è pur sempre una garanzia, in una desolazione generale di offerta. Chi è arrivato un po’ tardi ha trovato le sale piene. E’ voluto ritornare, si è sparsa la voce. Tutti, ma proprio tutti, sono voluti andare a vedere questo film di cui il mondo parlava. Sfruttando questo boom, chi doveva spingere il film l’ha spinto ancora di più. L’altro ieri su Repubblica c’era un articolo in prima pagina e due pagine intere di recensione, analisi e interviste sul film, che è ancora nelle sale ad un mese dall’uscita ed ha incassato in Italia circa 20 milioni di euro.

Ma secondo me alla gente non è piaciuto. Non mi sembra lo abbiano capito. Mi sbaglierò ma il centro (visto il tema trattato) di American Sniper non è soltanto il giudizio sul cecchino che alla bisogna uccide anche un bambino. È la sua desolazione interiore quando torna a casa, l’impossibilità di ritornare ad una vita normale. L’inferno vero non è la guerra, è dentro di lui quando torna a casa. E la beffa è proprio nel momento in cui riesce ad uscire da questo dolore che il dolore di qualcun altro infligge alla sua vita la parola fine, senza un motivo. La morale non c’è, ci sono dei fatti che come sempre nella vita compongono delle storie.

Clint Eastwood ha sempre e soltanto raccontato storie. Questa volta, per me, centrando un po’ meno il bersaglio.

Spettakolo! nasce nel 2015 e si occupa di cinema, musica, travel, hi-tech. Alla Redazione di Spettakolo! collaborano varie figure del mondo del giornalismo (e non) desiderose di raccontare tutto ciò che per loro è "spettacolo" (appunto).

1 COMMENTO

  1. Condivido tutto. Con una piccola postilla: secondo me al successo del film ha contribuito molto anche un trailer davvero azzeccato. Che in tantissimi hanno visto sugli schermi nei giorni natalizi. In tutti era rimasta la curiosità di capire se avrebbe o meno sparato al bambino.

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