Cominciamo col dire che Tyrone Nigretti ha soltanto 21 anni e che per lui il rap è molto più di una passione: è una ragione di vita. Personalmente l’ho conosciuto qualche mese fa. Stavo iniziando a ragionare attorno a questo sito, e siccome io di rap ne ho sempre masticato poco ero alla ricerca di qualcuno che se ne occupasse con competenza e trasporto. Mi venne l’idea di chiamare la mia amica Paola Zukar, massima esperta italiana di cultura hip hop. «Credo di avere la persona giusta per te», mi disse, «richiamami tra un paio di giorni che vi metto in contatto». In effetti quella persona era “giusta” davvero, in tutti i sensi: è un grande esperto di rap italiano, uno di quelli che ci crede davvero. Ma è anche un ragazzo eccezionale.
La prima volta ci siamo visti una calda domenica di luglio. Appuntamento in piazzale Cuoco, semi-periferia sud di Milano. Andiamo a bere qualcosa in un bar-latteria dietro l’angolo. «Andiamo lì così posso entrare». Sul momento non faccio caso a queste semplici parole. Ne afferro l’esatto significato solo una volta arrivati all’ingresso: il «lì così posso entrare» era da intendersi in senso letterale, nel senso che in quel bar non ci sono barriere architettoniche. Tyrone infatti da sempre è costretto a muoversi su una sedia a rotelle.
La sua è una storia che potrebbe sembrare la sceneggiatura di un film, invece è terribilmente autentica. Ora la racconta in Fattore H, un libro appena uscito per Rizzoli il cui sottotitolo è molto significativo, Slalom di un disabile nella nostra società. Tyrone è figlio di una madre tossica e alcolizzata. Il padre naturale rifiuta di assumersi le proprie responsabilità e fa perdere le sue tracce. Un eroinomane malato di Aids che entra ed esce di galera decide invece di fargli da padre. Il bambino nasce dopo soli cinque mesi e mezzo di gestazione e due settimane più tardi ha un ictus che lo costringerà a passare tutta la vita su una sedia a rotelle, per di più a 15 anni resta orfano.
Quella domenica d’estate mi raccontò solo una parte della storia, il resto l’ho scoperto sfogliando le pagine di Fattore H. Il libro rispecchia esattamente il carattere del suo autore: non si piange addosso, ma narra la propria vita con un mix di ironia, schiettezza e rabbia, caratteristiche che ha dovuto sviluppare per difendersi in maniera lucida e razionale dai pregiudizi che il mondo ha nei confronti di chi è nella sua stessa condizione.
La scrittura di Tyrone spesso è rude, a tratti volutamente scurrile. Ecco un passaggio del libro: «Faccio veramente fatica a trovare un senso quando penso che a un handicappato basti essere fidanzato con una figa per apparire meno sfigato; faccio veramente fatica a trovare un senso quando penso che a una figa normodotata sia sufficiente essere fidanzata con un disabile per sembrare meno troia; faccio veramente fatica a trovare un senso quando penso che anche io, alle volte, accetto tutto questo».
Come dicevo all’inizio, per fortuna c’è una grande passione a consolarlo, l’hip hop, che ama ascoltare e di cui ama scrivere. Lo fa in questo sito con molto trasporto: andate a leggere uno dei suoi post. E naturalmente vi consiglio anche la lettura di Fattore H. Un libro scritto col cuore che, oltre ad essere il diario di un’adolescenza terribile, ha il pregio di far riflettere sull’estrema precarietà della condizione umana.
Il “Fattore H” di Tyrone Nigretti
La "H" del titolo sta per handicap. La sua è una storia che potrebbe sembrare la sceneggiatura di un film, invece è terribilmente autentica. Ora la racconta in un libro