Il mare di fronte, le colline alle spalle, le influenze dell’impero austroungarico: da questa particolare combinazione nasce la cultura gastronomica di Trieste.
Nei piatti di pesce, le sarde la fanno da padrone. Vengono servite soprattutto fritte e, quando avanzano, danno vita a uno dei piatti di recupero più prelibati: le sarde in “saor”, ricoperte di cipolle in agrodolce e uvette, spesso servite con pezzetti di polenta fritta.
Nei piatti di carne, il re in assoluto è il maiale. Dallo stinco con patate “in tecia” (bollite e ripassate in padella con cipolla), al prosciutto cotto servito caldo a fette spesse. Se siete amanti del genere, non potete perdervi una sosta al buffet “Da Pepi” in Piazza della Borsa, dove a qualsiasi ora vengono serviti vari tagli di bollito, spolverati con una generosa grattugiata di kren (rafano) e innaffiati da una birra fresca.
Ma non mancano le zuppe come la “jota”, caratterizzate dalle note acidule dei crauti e profumata dai semi di finocchio o i formaggi come il “liptauer”, cremoso e piccante, di origine ungherese, la cui spezia principale è la paprika.
Questa gastronomia, spartana e schietta come solo i triestini sanno essere, ben si abbina a vini come il “Terrano”, un rosso aspro che ha origine in un fazzoletto di terra del Carso, o al vino “Friulano” (più noto come “Tocai”, anche se questo nome non si può più usare grazie, o per colpa, di una sentenza dell’Unione Europea, che ne ha riservato il diritto di utilizzo all’Ungheria).
E per finire in bellezza, non perdetevi una fetta di “Gubana”, un dolce arrotolato a forma di chiocciola, con un ripieno simile allo strudel e che molti amano annaffiare con una spruzzata di slivoviz, un distillato di prugne adatto agli stomaci robusti.
… ma questi sono solo alcuni esempi delle prelibatezze di mare e di terra che potete trovare in questa città ampia, imponente e bellissima, spesso spazzata da un vento di bora che rende il cielo limpido e il viso ghiacciato, e che vale davvero la pena di visitare.
L’IDEA DA PORTARE A CASA: STINCO DI MAIALE CON PATATE “IN TECIA”
Non c’è molto da fare… se non attendere la lenta cottura in forno di questo stinco di maiale (circa 1 ora e mezza a 200°). Prima è importante dargli una rosolata in padella, per sigillare la carne, spruzzare con del vino rosso, insaporire con alloro e rosmarino, sale, pepe e trasferire quindi in forno irrorando, di tanto in tanto, con il sugo di cottura. Se occorre aggiungere ogni tanto un goccio d’acqua tiepida e rigirarlo per dare una cottura uniforme. A parte lessare le patate e rosolarle a fuoco vivo in una padella dove avrete già fatto appassire una piccola cipolla, in olio extravergine d’oliva.