Ri-scatti
Fotografi senza fissa dimora
fino al 15 febbraio
PAC Milano
Secondo una ricerca, sembra che ogni giorno vengano caricate sui profili social circa 1,8 miliardi di fotografie. Stando alle leggi delle probabilità, succederà anche che qualcuna fra queste immagini sia pure bella. Questo però non significa fotografare. Fotografare (disegnare con la luce) significa in primo luogo ragionare, comporre l’inquadratura – un po’ come i pittori dipingevano seguendo geometrie ben precise -, speculare sulle tecniche da utilizzare per ottenere il risultato che si ha ben preciso in mente.
Non sono un nostalgico dell’analogico, ma credo che fotografare in pellicola avesse l’indubbio pregio di costringere a fare i conti con il limite fisico di 24 oppure 36 scatti. Un limite che costringeva a discriminare cosa valesse davvero la pena fotografare e cosa no.
E pensare sembra essere proprio ciò che hanno fatto tredici “barboni” che, su segnalazione del Centro Aiuto del Comune di Milano, e sotto la guida del fotografo Stefano Guindani, hanno passato qualche mese a imparare le tecniche di base e a fotografare.
D’accordo, magari non tutte le immagini sono indimenticabili, ma sicuramente rivelano un pensiero, un’emozione, qualcosa di più profondo della foto di ciò che abbiamo mangiato ieri sera al ristorante e che abbiamo pubblicato con tanto orgoglio sul nostro profilo Facebook.