La piramide. Che orrore d’Egitto

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Egitto. Scoperta archeologica durante i disordini del 2013: una piramide con tre lati, il reperto del secolo. Nascosta interamente nella sabbia del deserto. Sigillata e quindi piena di aria avvelenata. Piena di avvertimenti per chi osa disturbare il sonno dei morti. Fatta a labirinto per non fare uscire ciò che sta all’interno. Ma anche chi entra. E volete non entrare, se non altro per ripigliare il robottino da tre milioni  di dollari che di solito si manda su Marte, mentre fuori la politica collassa? Peggio per voi. Variante d’Egitto del film fatto col buio,  i rumori e le trappole pensate da architetti terrificati, un falso found footage (l’espediente del “girato” ritrovato, bello sporco, sgranato e notturno) con documentaristi spaventati da qualcosa che li cerca nel buio che fanno più riprese di una troupe alla luce del sole. Grégory Levasseur, sceneggiatore horror all’opera prima si cimenta con l’horror di serie B appena più costoso della sabbia e prodotto dall’Alexandre Aja di Le colline hanno gli occhi. Critici malevoli hanno detto che la discussione sulla differenza tra piramidi a base triangolare e piramidi a base quadrata è la cosa più eccitante del film, ma questa è la maledizione del faraone sul cinema di genere…

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