Elogio di Spock

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È stato teletrasportato da qualche dei parte dei cieli non ancora conosciuta lo spirito del Signor Spock,  vulcaniano con le orecchie a punta (ma per metà umano) secondo in comando in Star Trek, la cui logica fredda (ma mica tanto) faceva da contraltare allo spirito un po’ anarcoide dell’esuberante capitano Kirk nelle avventure stellari della Enterprise. Il suo vero nome non si seppe mai per tutta la serie: ufficialmente era impronunciabile dagli umani, per cui si scelse “Spock”, quasi un rumore. Fu il primo alieno a salire sull’astronave terrestre nella serie ideata da Gene Roddenberry e rischiò anche di essere il primo ad andarsene dopo l’episodio pilota Lo zoo di Talos, un insuccesso. La produzione voleva eliminarlo. Ma Roddenberry lo difese. Era nato su Vulcano nel 2230, papà indigeno, mamma terrestre. Raggiunse l’astronave Enterprise nel 2265 e ci rimase fino al 27 febbraio 2015, quando morì per problemi polmonari sulla Terra, a Los Angeles. Attraversò tutte le versioni classiche del telefilm e molti dei film che ne furono tratti, fino a raddoppiarsi ed essere impersonato negli ultimi due da un attore più giovane per problemi con buchi neri e salti temporali. Spesso veniva confuso con un noto pediatra in voga un tempo negli USA e lo chiamavano Dottor Spock. Faceva il saluto vulcaniano unendo migliolo/anulare e medio/ indice in una specie di V alla Churchill, ma galattica, pare presa dalla tradizione ebraica, accompagnata dal saluto “Pace e prosperità”. Tutti i siti internet di cinema e di tecnologia lo piangono. È  morto anche Leonard Nimoy, il bravo attore e regista che lo impersonava.

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