Maraviglioso Boccaccio. Sì, però…

La peste infuria e dieci giovani fiorentini si appartano a raccontarsi novelle per 10 giorni: il Decameron

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Maraviglioso Boccaccio
di Paolo e Vittorio Taviani
con Riccardo Scamarcio, Lello Arena, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Vittoria Puccini.
Voto dal 6 al 7 


La peste infuria, il caos avanza, becchini e maiali razzolano nella Firenze del 300: pochi bellissimi giovani signori e signore si nascondono sulle colline per farsi compagnia lontano dal contagio mentre la morte spazza la terra:  si impongono limiti (al sesso per esempio, visto che non sono tutti in coppia) e si raccontano storie. Contro il caos e la malattia (vera, metaforica, attuale…) il potere sanante della parola. Sono storie tristi o salaci, per lo più d’amore infelice.  Il sottofondo di tutte è tragico o beffardo. Si va dalla storia di Ghismunda che s’innamorò dell’orafo Ghisardo facendo infuriare il padre geloso e assassino, a quella di Catalina abbandonata moribonda per strada dal marito succube della madre, al cavaliere Federigo degli Alberighi che sacrificò il suo falcone per imbandire una tavola vuota, a Calandrino che credendosi invisibile dette il peggio di sé, alla badessa che rampognava la monaca lussuriosa ma nella fretta d’alzarsi aveva indossato al posto del velo le brache del prete con cui stava a letto. Tutto estremamente corretto, filologico e a modo suo deprimente.  Belli i costumi, raffinati gli accostamenti di colori, attori in posa come nei quadri, ma ahimé un nobilissimo tedio avvolge il tutto. Sì che, usciti, si pensa che Boccaccio sarà anche “maraviglioso”, il film però…

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