Ad Asti una mostra sugli U2

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Officine Carabà, in collaborazione con Libellula Press, porterà ad Asti, in esclusiva per l’Italia e come anticipazione della prossima edizione del FuoriLuogo Festival, una mostra che negli allestimenti del Dublin Little Museum e in seguito della Hall of Fame di Cleveland ha già avuto circa 100.000 visitatori paganti. L’allestimento è previsto nella prestigiosa cornice storica di Palazzo Ottolenghi a partire dal 22 marzo e fino al 4 maggio.

U2 from 1978 to 1981 è una mostra composta da alcune decine di scatti scelti tra le centinaia di fotografie inedite del pluripremiato fotografo Patrick Brocklebank. Le immagini documentano i primi anni della band, dalla nascita all’inizio della loro ascesa. Le foto documentano momenti iconici nella vita degli U2, immagini accompagnate da numerosi aneddoti su Bono, The Edge, Adam Clayton, Larry Mullen Jr. e i tanti personaggi che li hanno accompagnati per tutta la loro storia, oltre ai locali e ai luoghi che hanno fatto parte di quel periodo ma che ancora oggi restano fondamentali per quella che è diventata una delle band più importanti di sempre.

Gli scatti catturano l’atmosfera del tempo – una Dublino caratterizzata dall’individualità giovanile, da un talento spontaneo e incontrollato e da un senso di ribellione – e offrono un affascinante spaccato della cultura e dei personaggi della scena musicale di Dublino tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, fino al biennio seguente che ha segnato la strada fino a Sunday Bloody Sunday.

Ad ideale completamento della mostra fotografica, ci sarà uno spazio allestito in collaborazione con U2 Place.com, che racconterà attraverso video e memorabilia il percorso compiuto da Bono & co. dalla fine degli anni 70 fino ai giorni nostri.

L’inaugurazione si terrà il 22 marzo alle ore 18 presso il Diavolo Rosso di Asti, storico club adiacente allo spazio espositivo, e sarà caratterizzata da un incontro tra Patrick Brocklebank e Andrea Morandi, giornalista e critico musicale autore di U2 – The Name of Love.

Racconta Patrick Brocklebank: «Il 25 settembre del 1976, Larry Mullen, allora quattordicenne, pubblicò un annuncio sulla bacheca della Mount Temple School di Dublino. Cercava ragazzi che volessero unirsi a lui per formare la sua nuova band. Al provino si presentarono in otto: Larry Mullen e David Evans suonarono batteria e chitarra e poi c’erano Neil e Ivan McCormick, Peter Martin e Dik Evans, il fratello di David. Loro vennero presto scartati e rimasero gli ultimi due: Adam Clayton e Paul Hewson. Il primo voleva diventare “il miglior bassista del mondo”, non era un granché ma aveva dalla sua parte l’ambizione e la tenacia, il secondo era poco più di un cantante dilettante ma aveva un certo qualcosa: carisma, spavalderia e una presenza scenica che avrebbe reso U2 un nome conosciuto a tutti. Larry in seguito ricordò: “è stata la band di Larry Mullen per circa dieci minuti, poi è comparso Bono e ogni possibilità che io fossi il leader fu soffiata via”. Il loro primo concerto fu un concorso per i giovani talenti della scuola e il secondo in una discoteca a Sutton, poi Adam fu espulso dalla scuola così mentre gli altri continuavano a studiare lui diventò colui che trovava i concerti e le opportunità per suonare e crescere. Tra il 1978 e il 1981, gli U2 stavano diventando dei veri musicisti, migliorando sia individualmente sia come gruppo. Avevano cominciando a scrivere le proprie canzoni e avevano un entusiasmo contagioso e un impatto che rapidamente arrivò ai fan. Io ho soltanto avuto la fortuna di vederli da vicino in quegli anni. Sono il figlio più giovane di un gioielliere di Dublino, ho lavorato come grafico e fotografo con Hot Press, In Dublin e Sunday Tribune. Quello è stato un momento speciale nella storia della musica. Noi vivevamo nella stessa città e avevamo la stessa età. Questa mostra cattura gli U2 nei loro primi tre anni e registra l’energia e l’ambizione di una band locale che avrebbe poi conquistato il mondo. Per noi Dubliners sono naturalmente molto più di una rock band, sono diventati parte della nostra identità culturale».

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