Più di quarant’anni dopo sono un commissario di PS vicino alla pensione e lo spicciafaccende di un onorevole assai vicino al leader Franti che studia da premier. Più di quarant’anni prima erano due studenti in area contestazione, due sessantottini: il futuro poliziotto convinto anche se l’ardore stava per esaurirsi, il futuro “portaborse” ambiguo e a caccia di notizie scottanti. Si scoprirà, a tanti anni di distanza, che il ragazzo sfuggente che faceva domande inopportune era in realtà un fascista, infiltrato dai servizi segreti tra i giovani in rivolta.
Il commissario si chiama Sergio Benni, la spia Bruno Savarese. Il poliziotto incontra la spia che è già cadavere: freddato assieme a un transessuale brasiliano, Pauline, nella camera da letto di questa. Moriranno altre persone: il fidanzato di Pauline, industriale, arrotato da un treno. Il politico per cui lavorava Savarese, fatto fuori in apparenza da un rapinatore. Un americano con l’aria da 007, due colpi al cuore e nascosto nel bagagliaio di un’auto.
Benni, che aveva sempre fuggito le rogne, indaga. E più va avanti, più rischia (alla fine ha anche un killer alle calcagna), più pesta i piedi ai colleghi insabbiatori e ai servizi segreti, più insiste. Riuscirà a scoprire tutto, alla fine. Anche se la verità non può essere rivelata, perché i falsi delitti di sesso e gelosia nascondono in realtà un “grande gioco” energetico che ha per posta il gas russo e per attori russi, americani, finanzieri e politici.
Gaz! è un giallo di impeccabile fattura, con un ottimo sfondo di geopolitica, robuste dosi di ironia e una vena non retorica di indignazione. Gli autori sono Mario Mazzanti, un medico bergamasco che ha già all’attivo tre polizieschi, e Mario Martucci, mitico capo del ruvido ed efficientissimo servizio d’ordine del Movimento Studentesco, i cosiddetti Katanga.
Martucci, che rievoca il clima di quegli anni (l’assassinio di Roberto Franceschi, la denuncia del rettore della Statale, Schiavinato, contro i leader del Movimento Studentesco Capanna, Liverani e Giuzzini per sequestro di persona), si scatta un selfie autoironico: è lui il Mario Lumeri detto Katangone che allora si fa aiutare dallo studente Benni a fare sparire uno dei leader ricercati e quarant’anni dopo, gestore di un bar più per sfizio che per bisogno, ricambierà aiutando il poliziotto nelle sue indagini. Riconoscibili, per quanto cifrati, molti protagonisti di allora. Godibile.