Miles Davis: ripubblicato uno spettacolare concerto

A Berlino (e Montreux) il terzo quintetto del trombettista più tormentato e provocatorio della storia del jazz offrì due concerti spettacolari, oggi riproposti in un eccellente cd.

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Live in Berlin 1969
di Miles Davis
Voto 7/8


Quelli su vinile si chiamavano bootleg, erano assolutamente illegali, “pirata”, avevano una circolazione limitata a collezionisti e fans accaniti, anche perché quasi sempre la qualità di registrazione stava a metà strada tra il mediocre e lo scadente. Erano pressoché solamente di artisti rock e pop, mentre in ambito jazz circolavano molto di più, e anche da qualche stagione prima, le registrazioni su nastro.

Si tratta di dischi e tape che nel tempo non di rado hanno rivalutato il loro valore, da un lato perché le nuove tecniche digitali permettono una ripulitura e una ricostruzione del suono aumentandone di molto la qualità di ascolto, sia soprattutto perché in vari casi si tratta di incisioni effettuate – quasi sempre a loro insaputa – da musicisti importanti.

Nel nostro caso stiamo parlando della pubblicazione su cd di un concerto del “divino trombettista”: Miles Davis, uno dei personaggi più conosciuti, discussi e innovativi del jazz. Non una performance qualsiasi, ma quella del 7 novembre 1969 alla Philarmonie di Berlino, la pentagonale sala da concerti capolavoro architettonico del razionalista Hans Scharoun. Non solo, ma con l’aggiunta di tre brani (quasi 35 minuti di musica extra, per un totale che supera gli 80) da un’esibizione super al Festival di Montreux della medesima formazione, nel luglio precedente.

Il Miles Davis Quintet di questo significativo Live In Berlin 1969 – di nuovo nei negozi dopo una fugace apparizione alcuni anni fa – è il suo terzo, quello che è stato definito “the lost band”, il gruppo perduto, da subito dopo lo scioglimento, a causa della mancanza di registrazioni ufficiali. Il leader, più diretto, lo definì “really a bad motherfucker”.

Del resto i nomi sono una garanzia, tutti musicisti che hanno fatto la storia del jazz e che sanno muoversi con eccitante virtuosismo e diabolica mobilità espressiva: il pianista Chick Corea, il contrabbassista Dave Holland, il batterista Jack DeJohnette e il sassofonista Wayne Shorter (quest’ultimo unico reduce del precedente quintetto, tra l’altro protagonista di un altrettanto formidabile set nella stessa sala cinque anni prima, ascoltabile nel cd Miles In Berlin).

Live In Berlin 1969 disegna la svolta di Davis, impegnato contemporaneamente nelle sessioni di registrazione del capolavoro “elettrico” Bitches Brew, la cui title-track è qui offerta in una lunga versione, piena di nuove intenzioni e di esplosive progettualità. È la fase di trasformazione dal jazzista acustico, persino un po’ azzimato di Kind Of Blue, a quello iconico e dark, avvolgente e sempre più elettrico, scaturito dal doppio LP progenitore di tutto il jazz-rock, immancabile in ogni discoteca che si rispetti, il primo del trombettista a superare il mezzo milione di copie vendute.

È l’unico momento in cui il “divino” propone un ventaglio di quasi tutta la sua vita artistica, il solo in cui unisce in concerto brani del suo iniziale periodo be bop (“‘Round Midnight”), di quello modale (“Milestones”), ballate degli inizi dei 60 (“I Fall In Love Too Easly”), materiale del secondo grande quintetto (“Nefertiti”) e dell’incipiente era elettrica (“It’s About That Time”).

Lo fa alla grande, anche se la band impiega un poco a scaldarsi – con una “Directions” insolitamente sommessa -, tanto che in seguito Davis ebbe spesso a lamentarsi dell’imprevidenza della sua casa discografica, non interessata a incidere un album live. Per fortuna già ai tempi erano possibili delle registrazioni “pirata”, oggi rese nitide dalla rimasterizzazione digitale.

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Che dire? Basta citare la cura di oltre 250 cd compilation di new age, jazz, world e quant’altro? Bastano una ventina d’anni di direzione artistica dell’Etnofestival di San Marino? Bastano i dieci come direttore responsabile di Jazz Magazine, Acid Jazz, New Age Music & New Sounds, Etnica & World Music? Oppure, e magari meglio, è sufficiente informare che sono simpatico, tollerante, intelligente... Con quella punta di modestia, che non guasta mai.

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