Immaginate di essere nel Medioevo, in una cattedrale buia, dalle finestre strette, di venire da case gelide d’inverno e bollenti d’estate, con prospettive di vita scarse, nessuna cultura, due opzioni per la vita eterna: premio stupendo o castigo terribile. E vedere, mentre ascoltate preghiere in un latino che non capite, al profumo dell’incenso, le figure dei santi muoversi alla luce delle candele… Questo procedura di immedesimazione è una delle tante che si vedono proporre da bravissimi funzionari della National Gallery di Londra ai semplici visitatori. Il documentario di Fredercik Wiseman analizza di fatto il museo su  tre livelli: come proporre al pubblico i capolavori contenuti; come preservarli; come gestire il costo di questa impresa. Sono quasi 3 film che si intersecano: alle appassionanti immersioni con l’ausilio di specialisti, storici e artisti per far varcare  al pubblico la distanza tra l’esterno e l’interno del quadro, si alternano favolose spiegazioni sulle vernici e i colori, e il perché delle scelte originarie e di quelle di restauro, e , un po’ più noiosi, ma ugualmente sorprendenti, le riunioni in cui si cerca di trovare il sottile equilibrio tra il proporre arte, far quadrare i bilanci, ottemperare alle esigenze di marketing e non venire meno a un mandato educativo che non deve sottoporsi  ma formare un pubblico .

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