Huawei TalkBand B2. Un passo (di corsa) avanti.

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Huawei è entrata l’anno scorso nel florido mercato degli “activity tracker” dedicati agli appassionati del fitness con il Talkband B1 che si è fatto notare per la funzionalità e il design decisamente sportivo. Gli utenti dei dispositivi wearable per l’ “health management” chiedono però device pratici e efficienti, ma anche caratterizzati da un look sofisticato. Huawei li accontenta con il nuovo Talkband B2 con fascia metallica in alluminio ultra-leggero e cinturino disponibile in due versioni: una più sportiva e ecologica in TPU e una più elegante in cuoio.
Dotato di doppio microfono e tecnologia di riduzione del rumore, Talkaband B2 ha un sensore avanzato a 6 assi che registra i movimenti, misura la durata delle fasi di sonno profondo e leggero e fornisce consigli utili per migliorare la qualità del sonno. La connettività Bluetooth di alta qualità rende facile la sincronizzazione con qualunque smartphone, mentre la comoda la funzione “smart detection” consente al TalkBand di identificare la prossimità di un auricolare e di passare l’audio (musica e chiamate) allo smartphone oppure al braccialetto stesso. TalkBand B2 è anche in grado di localizzare lo smartphone dell’utente tramite vibrazione o alert sonoro. Compatibile con dispositivi con sistema operativo Android 4.0 (e versioni successive) e IOS 7.0 (e versioni successive), B2 ha un’autonomia di cinque giorni: fino a 6 ore di chiamate e 12 giorni di standby.
TalkBand B2, è disponibile in tre colori: nero, argento e oro. La versione premium con cinturino in cuoio costa 199 EUR, mentre la versione standard con braccialetto in TPU si mette al polso con 169 EUR.

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Sono nato a Milano. Negli anni 80, laureato in filosofia, ho iniziato come copywriter all’Ufficio Pubblicità  di Rizzoli Libri.  Negli anni 90 ho collaborato con l’Europeo  - novità tecnologiche - e successivamente con Brava Casa, Anna, Milleidee e Max. All’inizio del nuovo secolo, addetto stampa alla start up che ha creato RCS WEB, ho continuato  a scrivere su Max,  con contributi al mitico spin off tecnologico Max 2.0 ora da collezionisti. Collaborazione proseguita in Gazzetta dello Sport.it.  Dal 2009 al 2012 ho scritto anche sul  mensile filosofico scientifico KOS. Il mio avatar l’ha  scelto mia figlia Irene, con la quale condivido l’idolatria per Bob Dylan, ma che non sopporta la mia passione per le opere di Mozart.

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