Foxcatcher
di Bennett Miller
con Channing Tatum, Mark Ruffalo, Steve Carell, Anthony Michael Hall
Voto 7/8

I protagonisti sono campioni di Amateur Wrestling, che negli Usa è sport olimpionico (nel 2020 avevano pensato di toglierlo, poi l’hanno rimesso…) e non ha nulla a che fare con le baracconate del Wrestling diffuso dalla tv. Si gareggia in due stili: l’equivalente della nostra lotta greco-romana e quello libero. Questo per dire l’ambiente: di solito, negli Usa, le università. La storia raccontata è vera: l’assassinio del campione del mondo Dave Schulz ad opera del multimiliardario John E. Du Pont della dinastia della chimica DuPont. John, curioso individuo dalla ricchezza assoluta,  dall’aria depressa e dai gusti inquietanti (collabora con la polizia locale per le operazioni tattiche, si fa portare carri armati e mitragliatrici da 50 mm), cocainomane e figlio disprezzato dalla madre che a sua volte teme e disprezza, decide di diventare “mentore” di un campione perplesso di wrestling, il promettente Mark Schulz che vive però, infelice, nell’ombra del fratello Dave. Abbiamo quindi lo sportivo insoddisfatto, oscurato dal fratello (che pure ha una felice vita piatta), che scopre il mondo dei ricchi assoluti. DuPont ambisce a trasmettergli “la sua esperienza di comandante e di imprenditore”. E ama farsi chiamare “aquila”, o “aquila dorata”. Avremo quindi un personaggio perplesso quasi plagiato da un altro in delirio di onnipotenza pericolosa, a cui manca il senso del ridicolo, che mette in piedi e controlla a suon di donazioni la squadra olimpionica di wrestling Usa (scuderia Foxcatcher, come le abitudini di famiglia: la caccia alla volpe) ma che non ha la minima idea di cosa fare e come. È un uomo privo di qualità ai bordi della follia. E dopo un po’ il ridicolo sfugge anche allo spettatore che sente l’orrore avanzare. John E.Du Pont è la versione idiota di Commodo del Gladiatore, che non sa combattere davvero, ma è così potente che nessuno mai oserà dirglielo. Solo che ci vuole un allenatore vero anche per risollevare il povero Mark da una crisi terribile. E viene richiamato come allenatore il fratello Dave. Si va alle Olimpiadi, Mark non vince e quindi cosa scatta nella mente di John che va ad uccidere Dave?
Il film sembra muoversi a gravità doppia: dipenderà dalla stranezza dell’ambiente della lotta, dalla straniata e densa recitazione di Channing Tatum che riesce persino a sembrare fisicamente goffo, di Mark Ruffalo quasi irriconoscibile, di Steve Carrell, che sbalordisce per il cambiamento dal clichet assunto da 40 anni vergine in poi: una maschera tragica e orrenda si è sovrapposta (con un make-up, ma non solo) al suo volto comico. Foxcatcher è come una mossa di wrestling: vedi tipi muscolosi che si studiano e si afferrano, sembrano orsi, poi all’improvviso guizzano e qualcuno vola. Sarà la regia ora lenta ora guizzante di Bennett Miller, quello di Truman Capote- A sangue freddo e di L’arte di vincere, il film sul baseball senza baseball giocato.

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