Sette trans in un quartiere di Catania che un poeta sarcastico in apertura di film canta come “Pustola infetta/ corpo estraneo/ bubbone maligno…Boom Boom Boom/ come un bombardamento/ un grande esperimento/ di trasferimento/ di massa/ di trentamila cittadini e passa/ dal centro della città alla periferia/ come si fa in democrazia/…
Di San Berillo, “il più grande mercato a cielo aperto di sesso povero” , dopo un blitz del 2000 resta un’enclave di case-grotta abitate da uomini nel cui corpo c’è una donna che vuole uscire, ma che può uscire solo se somiglia alla donna che è nella testa del cliente. Corpi poveri, anche nel prezzo, anziani, anche sfatti. Vita dura. Ma questa è pura registrazione dei fatti. Questo documentario, primo lungometraggio di Maria Arena, non a caso si intitola come il primo verso di Gloria di Patti Smith: Gesù è morto per i peccati degli altri, non per i miei. Qui nessuno si lamenta della società che l’ha costretto alla prostituzione. Qui la vita, come in una specie di non-luogo di confine della cosiddetta normalità, si integra col resto di Catania attraverso le cerimonie religiose che scandiscono le stagioni. È una religiosità di santi e figurine e baldacchini da processione, certo, ma anche di slanci teologici: chi è davvero il trans Franchina, autore del libro Davanti la porta? A un certo punto dice che “Gesù non è venuto per salvare il mondo, ma per salvare il cuore degli uomini”. Per cui Gesù non vuole che Franchina cambi il suo modo di vivere, ma vuole che cambi il rapporto che ha con le persone. Il corpo umiliato dal cliente rende Franchina degno/a di entrare nella dimensione a cui Gesù porta la resurrezione… Sarebbe piaciuto a Pasolini. Le alternative alla vita comunitaria di queste “buttane” è finire a vendersi sulle provinciali o riciclarsi come badanti e infermiere. Infatti le vediamo seguire un corso di specializzazione offerto da un politico perché “a San Berillo le cose stanno cambiando, i ricchi stanno comprando, le persone stanno restaurando”. Maria Arena, su sceneggiatura di Josella Porto non ha fatto un docu per curiosi di vite al limite, ma una specie di osservazione antropologica in un territorio dove qualcuno può dire “Dio forse ci ama anche più degli altri che sono normali o bon ton…”. Il film sta al cinema Beltrade di Via Oxilia fino al 23 (una volta al giorno a rotazione, e oggi, domenica 15 alle 20.00, la regista è in sala e lo presenta), ma si può vedere anche online su Vimeo o MyMoviesLive.
Sito di Maria Arena
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Cinema Beltrade
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