Viaggiare? E rileggere San Brandano? In biblioteca…

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San brandano sellerioTra gli ulissidi post-omerici merita un posto il monaco irlandese Brandano, nato nel 464 e canonizzato dalla chiesa cattolica, fondatore di monasteri nelle isole tra l’Irlanda e la Scozia. Alla tradizione, tutta irlandese, della “peregrinatio pro Christi” in mare aperto, che spingeva i monaci a errare per acqua, lasciando condurre i loro navigli dal volere divino (il mare era, per questi religiosi, l’equivalente del deserto per i primi anacoreti), si ispira La navigazione di San Brandano, testo in prosa latina del X secolo considerato tra le fonti della Divina Commedia (esistono anche due volgarizzamenti, in italiano e in veneto, dei secoli XIII-XIV).
Brandano, assieme a quattordici monaci, vaga per sette anni nei mari del Nord, approdando in isole ospitali o selvagge (agli studiosi è parso di ravvisare le Faroer e l’Islanda), incontrando prodigi, mostri, creature straordinarie e strani esseri dall’altro mondo. Non manca niente in questo catalogo delle meraviglie che fonde cristianesimo medievale, mitologia celtica e norrena, reminiscenze greche. Incontriamo torri di cristallo che vanno fino al cielo (gli iceberg), pecore grandi come mucche, frutti miracolosi, acque soporifere, draghi e giganteschi rapaci, un’isola-balena (Giansonio, ma l’isola-balena è un topos che compare anche nei “Viaggi di Sinbad” e nelle saghe scandinave e la cui eco perdura nell’ Orlando furioso), l’eremita Paolo che è arrivato a 140 anni e da sessanta si nutre soltanto d’acqua, i fabbri forsennati che scagliano macigni roventi contro la nave di Brandano (una trasposizione fantastica dei fenomeni vulcanici islandesi?).
Anime dannate e anime del purgatorio raccontano la loro storia al santo monaco navigatore: Giuda avvinghiato a uno scoglio dove, un giorno alla settimana e nelle feste, può riprendersi dai supplizi infernali (ma allo scadere della tregua il mare si popola di diavoli che vengono a riprenderselo). Oppure, e se ne ricorderà Dante, gli angeli caduti che presero parte alla ribellione di Lucifero ma che, non essendosi macchiati di gravi colpe, sono stati trasformati in uccelli bianchissimi dalla voce melodiosa. Ma capaci di parlare la lingua degli umani e, come molti altri “aiutanti fatati” nel corso di questo viaggio, provvisti del dono della divinazione. Fino all’approdo finale all’Isola dei Beati, un po’ ultima Thule e un po’ Campi Elisi, al ritorno a casa e alla morte serena di Brandano il cui viaggio è stato lungo una vita. Testo agiografico e relazione di viaggio si intrecciano in questa narrazione, ma è il secondo tema a dare fascino al tutto. Come in certe narrazioni coeve o in certe pitture devozionali dove il mondo era, ed appariva come, un prodigio. Cercate nell’edizione Sellerio con l’ottima cura (traduzione, saggio introduttivo e note) di Alberto Magnani.

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