Non si discute: Roma è la più bella città del mondo. Il problema, quando la visiti, è non farti travolgere dalla pazza folla. L’unica soluzione, come suggerisce lo scrittore Marco Lodoli, è scantonare. Che vuol dire imboccare un vicolo a caso, entrare in cortile o cercare piccoli tesori nascosti quando i torpedoni scaricano sciami di turisti vogliosi di portare a casa l’ennesima foto-cartolina della città eterna. Del resto a Roma cose belle da vedere ce ne sono talmente tante, al di là del Colosseo, di Piazza Navona, di San Pietro, di Campo de’ Fiori e dei centro altri luoghi celebrati in tutto il mondo, che anche procedendo a caso le probabilità di sbattere il naso contro un capolavoro architettonico o un’opera d’arte “minore” ma non per questo meno interessanti sono notevoli.
Facciamo qualche esempio. Se davanti al Pantheon la situazione è insostenibile, basta scantonare nell’adiacente Piazza Capranica: già di per sé è un capolavoro urbanistico, ma la farmacia della piazza è un vero gioiello, con il suo soffitto a cassettoni, le vetrine incassate nel legno di noce e una meravigliosa fontanella in marmo. Altra delizia del Rione Campomarzio è via di Sant’Eustachio, dove da oltre ottanta anni c’è l’omonimo caffè, un autentico mito, infatti ci sono gruppi di turisti che lo includono nei loro tour guidati.
Ma ecco, ci risiamo. Allora scantoniamo ancora, stavolta in Largo dei Librari, lungo via dei Giubbonari: è un po’ come stare sul set di un film ambientato nel passato, la chiesetta di Santa Barbara è una piccola gemma incastonata tra belle case che stanno sullo sfondo. Intorno c’è una gran confusione eppure l’atmosfera è rilassata, soprattutto verso sera, quando il ristorantino della piazza si riempie di avventori che mangiano con gusto la specialità della casa: filetti di baccalà.
A Roma le cose le scopri così: o segui il percorso suggerito da una guida, o procedi a casaccio. Nel primo caso non potranno mancare il Colosseo, i Fori Imperiali, il Vittoriano, San Pietro, Fontana di Trevi, Piazza Navona, Campo de’ Fiori e le decine di altri monumenti famosi in tutto il mondo. Nel secondo caso succede di imbattersi in opere altrettanto interessanti ma fuori dal circuito dei torpedoni. Prendiamo la chiesetta di Santa Bibiana, nei pressi della stazione Termini: tra il 1625 e il 1627 il Bernini la ristrutturò completamente. Al suo interno, in una nicchia nascosta dietro l’altare, c’è una statua di Santa Bibiana che non ha niente da invidiare alle sculture più belle del Bernini.
Definire Roma una metropoli è un azzardo: meglio dire che è un grande agglomerato urbano formato da tanti villaggi. Qui infatti si fa ancora vita di quartiere, da Trastevere a San Lorenzo. E ogni rione è fiero delle sue caratteristiche, ci tiene a non spartire con nessuno la sua unicità. Prendiamo ad esempio il Pigneto, borgata storica amatissima da Pier Paolo Pasolini: oggi è considerata una delle zone emergenti, dove nascono (o riaprono, come nel caso del bar Necci, in cui erano ambientate alcune scene del film Accattone) locali e atelier di gran moda. Ma al Pigneto la vita continua a seguire il suo andamento lento, il centro del mondo è sempre piazza Copernico, una piazzetta caratterizzata da una confusione molto poetica e che per questo motivo sembra fuori dal tempo.
A Roma, specie chi c’è già stato molte volte come il sottoscritto e quindi già conosce tutti i siti turistici più noti, spesso le scoperte più interessanti le fa in modo assolutamente casuale. Non lontano da via Nazionale, per esempio, c’è San Paolo Entro le Mura, una chiesa che vista dall’esterno non invoglia a entrare. Invece l’ho fatto perché stava iniziando a piovere, scoprendo che nel suo abside ci sono dei mosaici della scuola preraffaellita assolutamente fantastici. Li vicino, in piazza della Repubblica, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli c’è una delle più grandi meridiane del mondo, secondo alcuni la più bella.
«A Roma c’è sempre da guardare», scriveva Rilke. Un consiglio da tener presente, quando si passeggia ogni tanto è bene guardare in alto: potrebbe capitare di vedere una scultura appesa a un cornicione o lo scorcio in lontananza di una cupola o di una viuzza che s’arrampica chissà dove. Molto interessanti sono anche le targhe, ce ne sono a migliaia, ognuna con la sua preziosa informazione, alcune decisamente curiose, come quella in via Tevere che segnala che proprio in quell’edificio nacque Michael Collins, uno dei tre astronauti della prima spedizione sulla luna.
Roma vista dalla luna non so com’è, ma vista dall’alto di uno dei suoi colli è meravigliosa. Tutti conoscono gli “affacci” più celebri: il Pincio, il Gianicolo, il giardino degli Aranci. Ma ce n’è uno perfetto per chi vuole fuggire dalla pazza folla: è una piazzetta un po’ scalcinata dalle parti di Monte Mario, tra via Platone e via Fedro: si chiama piazza Socrate e non ha niente da offrire, a parte una vista strepitosa sulla città, in particolare di notte, e per di più senza nessuno intorno a rovinare l’incanto.
Insomma, nella città eterna in ogni angolo può nascondersi una sorpresa, non solo nelle chiese, nei musei e nei palazzi rinascimentali. Non a caso, sostiene lo scrittore Marco Lodoli, «da sempre Roma viene paragonata a una donna bene in carne, un po’ madre e un po’ zoccola, generosa nell’accogliere tra le tette dei suoi colli figli e figliastri. È un abbraccio bonario, indulgente, che in breve smorza gli incendi anche nelle coscienze più arroventate».
Forse proprio per questo c’è chi parla di rischio di watldisneyzzazione della città, teorizzando che tutto rimane immobile e non ci sono grandi novità perché è troppo difficile sorprendere i romani, abituarti come sono a convivere con la straordinaria bellezza del Colosseo, di Piazza Navona e del colonnato del Bernini. In realtà qualche traccia di contemporaneità esiste, anche se Roma non avrà mai la vitalità di Berlino e Barcellona, i ristoranti e i club di New York, la cultura di Parigi. Però qualche tentativo per muovere le acque ogni tanto c’è, soprattutto fuori dal centro storico. Basti pensare agli interventi architettonici fatti nel parco degli Acquedotti, sulla Tuscolana; oppure iniziative come SanBa, che si svolge nel quartiere di San Basilio (periferia nord-est), il cui obiettivo è far incontrare l’arte con la cultura popolare. Un progetto che sembra prendere alla lettera le parole e gli auspici dell’architetto Renzo Piano, che da tempo si spende in favore della rivitalizzazione di quelle che chiama “le città del futuro”, le periferie urbane: «Le periferie sono la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni, i giovani devono salvarle».
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