Sergio Caputo attacca i network e smaschera “Radiopoli”

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Qualche giorno fa è uscito il nuovo disco di Sergio Caputo, dal titolo Pop jazz and love. E’ il primo disco di inediti del cantautore romano da 20 anni a questa parte, completamente in inglese tranne una canzone, A bazzicare il lungomare, che è anche il singolo di lancio dell’album. Solo questa sarebbe un’ottima notizia, se teniamo conto che Caputo è l’autore di alcuni brani che hanno fatto la storia della discografia italiana, da Bimba se sapessi, a Italiani mambo, fino a L’astronave che arriva e Un sabato italiano (disco tra l’altro votato al numero 37 tra i 100 dischi italiani più belli di sempre).
Il nuovo disco dopo una lunghissima pausa di un artista così importante dovrebbe essere una notizia importante, che sarebbe dovuta rimbalzare su tutti i maggiori network radiofonici, ma non è successo. Perchè? Perchè di Caputo, che è ormai da moltissimi anni un artista indipendente fuori dal giro delle major, non si sente mai parlare, e non si interessa nessuno anche solo per riportare la notizia del suo nuovo disco? E perchè il suo singolo non si sente in radio? Eppure lui sta facendo promozione del suo nuovo lavoro, e la sta facendo sia alla “vecchia maniera”, ovvero andando a bussare alla porta dei network col disco in mano facendo ascoltare il suo singolo A bazzicare il lungomare e chiedendo che venga inserito nella programmazione radiofonica, sia sui social, soprattutto tramite la sua pagina Facebook.
Ma si sa, se non passi in radio, la gente non ti ascolta, non è informata dei tuoi nuovi dischi nè tantomeno dei concerti, pensa che tu sia sparito e non abbia prodotto più nulla, e quindi indirettamente ti porta davvero all’oblìo. Ma se la “condanna” arriva dal pubblico, dopo averti ascoltato e scartato, un artista accetta che il suo lavoro possa non essere apprezzato dal pubblico e può lavorare per migliorarsi. Se vieni censurato a prescindere dalle radio, impedendo di fatto che la tua nuova canzone possa circolare ed essere conosciuta dal pubblico e giudicata in quanto tale è una cosa grave, che rende vano il lavoro di mesi che c’è nella composizione e produzione di un disco, e ostacola di fatto la sua distribuzione e a cascata anche l’informazione circa i concerti e la presenza di pubblico agli stessi.sergio caputo
E proprio alcune radio, tra i più grandi network nazionali (105, Radio Italia, e altri), hanno sbattuto la porta in faccia al cantautore affermando che il suo brano “non è in linea con la filosofia editoriale dell’emittente“.
Quindi, con un durissimo post sul proprio blog, il cantautore si è scagliato contro questi network, rei di avere creato una lobby per poter dominare e gestire la programmazione musicale, la discografia, arrivando fino ad avere quote negli introiti dei live degli artisti da loro “sponsorizzati”. Questa lobby, secondo Caputo, ha un nome ben preciso: Ultrasuoni, società costituita in parti uguali da RTL 102.5, RDS e Radio Italia, proprietaria a sua volta dell’etichetta Baraonda edizioni musicali, che ha sotto contratto tra gli altri Modà, Bianca Atzei e i Dear Jack. Secondo il cantautore romano quindi queste radio trasmettono principalmente gli artisti che pubblicano album per la loro casa discografica, più ovviamente i grandi nomi che è impossibile non passare, fino ad arrivare a far scrivere ai propri artisti gran parte dei brani per i cantanti emergenti (eclatante il caso di ben 3 canzoni dell’ultimo Sanremo scritte da Kekko dei Modà), escludendo di fatto dei giovani cantautori con canzoni proprie che non sono sponsorizzati da nessuno. In questo modo il network radiofonico indirizza e veicola i gusti del pubblico, non dando loro alcuna alternativa tra la vasta offerta del panorama musicale, e censurando di fatto tutto quello che potrebbe andare in competizione con i loro protetti.
Ma perchè, se la situazione è così grave, ai limiti del monopolio e della legalità nessuno ne parla?
La risposta ce la da direttamente Caputo tramite il suo blog:
Omertà. La gente ha paura di essere boicottata, e si fa censurare, mettere alla porta senza dire niente nella speranza che “un domani”…  In questo quadro, la lobby ha interessi concreti ad oscurare chi della sua cerchia non fa parte, perché vuole che tutti i soldi che la gente ha intenzione di spendere in intrattenimento finiscano nelle loro casse e non vadano dispersi altrove.  Se non ti passano in radio, hai più difficoltà a fare concerti.  Se sei in radio 40 volte al giorno, batti che ti ribatti alla fine riempi i palazzetti.  Ecco il giro di affari, ecco perchè certi artisti si sentono in radio duecento volte al giorno, e altri MAI.  Sto aspettando il giorno – che forse non arriverà – in cui un giornalista particolarmente idealista, invece di sedere nella giuria di questo o quel talent show, inizi un’inchiesta per esporre questo marciume che è senza il minimo dubbio la punta di un iceberg di nome RADIOPOLI.
Di sicuro sono parole forti e che probabilmente hanno scoperchiato una pentola di cui molti sapevano, ma di cui nessuno ha mai parlato in maniera così schietta e diretta.
In attesa di ulteriori sviluppi della vicenda qui sotto, intanto, potete ascoltare A bazzicare il lungomare.

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