Third Person. Sulla narrazione dell’amore

Uno scrittore, la sua amante, altre due coppie, altrove. Ma forse è una storia sola...

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Third Person
di Paul Haggis
con Liam Neeson, Olivia Wilde, Adrien Brody, Moran Atias, James Franco
Voto 7 –

Ci sono uno scrittore premio Pulitzer a Parigi (Neeson), che attende una giovane amante scrittrice (Wilde), una cameriera ex attrice (Kunis) a New York, che deve presentarsi a una convocazione del tribunale per un confronto con l’ex marito pittore (Franco), una spia industriale americana a Roma (Brody, ruba disegni agli stilisti per fare moda pirata) che resta invischiato in una storia con una zingara (Atias). Tutti hanno alle spalle un errore commesso in una storia d’amore. Tutti cercano un riscatto. Tutti tradiscono se stessi e gli altri. Parigi è un albergo, New York ha in più le strade, Roma ahimè è un santino geografico emerso da ricordi turistici (e appena si esce da Roma, siamo a Taranto…). Nello stile di Crash tutto è atomizzato e piano piano si ricompone (molto piano) e alla fine sboccia in un frappé delle fantasie dello scrittore con le altre storie: il che potrebbe dire che, come sempre in Haggis, tutto si tiene, o che lo scrittore è insieme personaggio e autore. O che ogni storia ha sempre una terza persona che l’osserva o la patisce. La parte italiana è abbastanza incredibile, come tematiche, ma anche le altre non scherzano. Haggis, l’autore del potente Crash (Oscar al film e alla sceneggiatura nel 2006) e di altri 3 film discontinui (ma anche sceneggiatore di Eastwood e di 007), va sempre oltre il limite e rischia forte. Il film è del 2013 e arriva adesso: il motivo è che non è stato fortunato come Crash. Forse è autobiografico: qualcuno dice allo scrittore: “Il tuo primo libro? Stunning , dirompente. Il secondo ok, terzo, quarto eccetera, ti replichi, ma sei freddo”. Ecco. Il metacinema se non viene servito in modo da nascondere il meccanismo, somiglia a un piatto freddo.

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