Napoli è… colori, paure, arte, movida

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Napule è mille culure
Napule è mille paure
Napule è a voce de’ criature
Che saglie chianu chianu
E tu sai ca’ nun si sulo
(Pino Daniele)

Problemi a Napoli ce ne sono parecchi, negarlo sarebbe stupido. Per esempio la monnezza. Vero che i tempi della grande emergenza sono solo un ricordo, ma è pure vero che in una città come questa i problemi raramente vengono risolti in modo definitivo.

E far finta che non la camorra non esiste fa soltanto il gioco dei camorristi: estorsioni e intimidazioni sono all’ordine del giorno. Però tra commercianti e imprenditori sta germogliando il germe delle coscienza civile. I dati ufficiali dicono che le denunce contro il racket sono in costante aumento: esposti e conseguenti procedimenti penali negli ultimi anni si sono decuplicati.

È vero che se la camorra (o “il sistema”, come preferisce chiamarlo Roberto Saviano) non vuole che si faccia qualcosa, quel “qualcosa” rimane lettera morta per decenni. Prendiamo l’ex area Italsider di Bagnoli: sono stati investiti un sacco di soldi per risanarla, potrebbe essere recuperata e diventare un fiore all’occhiello della città, invece passa il tempo e non si riesce a combinare niente di buono. Questo perché la camorra spesso si sostituisce allo Stato.

Ma c’è pure un’altra Napoli, una città che si ribella ai pregiudizi e ai luoghi comuni, come quello molto diffuso di chi la definisce “un paradiso abitato dai diavoli”. «Qui», mi dice un amico, «non siamo né in paradiso, né all’inferno. Questa è una città complicata ed ha mille problemi. Ma qual è una grande città che non abbia problemi piccoli o grandi. E quanti luoghi ci sono nel mondo che hanno il fascino di Napoli e la genialità dei napoletani?».

Soprattutto, c’è una Napoli poco conosciuta, che va ben oltre la sua famosa e tanto decantata bellezza paesaggistica. Spiega lo scrittore Raffaele La Capria: «Ci sono istituzioni culturali e scientifiche prestigiose, una tradizione letteraria, teatrale e musicale di prim’ordine, un rapporto con l’antichità classica unico al mondo per opere d’arte, luoghi e testimonianze. Questa città non sopporta d’essere guardata dall’alto in basso da nessuno, come ora si sta facendo».

In effetti negli ultimi anni sono stati inaugurati diversi musei di fama mondiale aperti alle opere di artisti d’avanguardia di chiara fama, tanto da far diventare il capoluogo campano la città italiana più attiva nel campo dell’arte contemporanea. Ciò che più impressiona i critici d’arte è la capacità dei vari musei di fondere l‘attualità con l’aureo passato di questa città. Come avviene per esempio nel Museo di Capodimonte, che alle opere del Masaccio e del Caravaggio e alla sua grandiosa raccolta di dipinti che vanno dal Medioevo al XVII secolo affianca il Vesuvio di Andy Wharol (foto sotto), i Cretti di Burri, le scritte luminose di Kosuth e altri capolavori creati da artisti contemporanei.316a4

Altre due creazioni museali recenti hanno ridato slancio alla città. Il Palazzo delle Arti di Napoli (Pan) ha significato il recupero delle magnifiche sale del seicentesco Palazzo Roccella, abbandonato per quasi un secolo. Quando lo inaugurano, per lanciarlo coniarono lo slogan “Chi ha fame d’arte ora ha il Pan”. In effetti continua a organizzare mostre molto interessanti.

Poi c’è il Madre, il cui nome completo in realtà è Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina. Nasce dal recupero di Palazzo Regina ed è conficcato nel cuore di uno dei quartieri poveri e più antichi del centro, la Vicaria. Questo perché il tentativo è quello di cercare di penetrare, attraverso l’arte, anche nelle aree più degradate, provando a ridare dignità a zone come quella attorno alla stazione centrale e persino ai malfamati Quartieri Spagnoli.

Oltre ai musei, ci sono anche decine di gallerie d’arte o veri e propri laboratori come il Lanificio 25, una factory a disposizione di giovani artisti dotati di talento e creatività: fino a poco tempo fa era un opificio abbandonato che cadeva a pezzi. Ora è uno spazio davvero affascinate, oltre che un ottimo esempio di riconversione industriale nel cuore della città più popolare.

Ma a Napoli l’arte non è sempre chiusa nei palazzi e nelle gallerie. Spesso è esposta all’aria aperta, sotto gli occhi di tutti. E poi ci sono le stazioni della nuova metropolitana, in ognuna delle quali si possono ammirare opere di Mimmo Rotella, Mimmo Palladino, Enzo Cucchi, Giulio Paolini, Mimmo Jodice, Janis Kounellis e altri. Insomma, la città prova a rinascere attraverso l’arte. E che non sia un fuoco di paglia lo dimostra il fatto che alle sue vernici sempre più spesso partecipano galleristi milanesi, veneziani o romani: qui trovano quegli stimoli o quelle idee che a casa loro hanno smarrito da tempo.

Forse questo non basterà a salvare Napoli dai troppi problemi che la affliggono: i morti di camorra, i rifiuti tossici che avvelenano le acque, un tasso di disoccupazione ben al di sopra della media nazionale, una famiglia su tre che non ce la fa ad arrivare a fine mese, ipermercati e negozi che chiudono a causa della crisi economica. Eppure sono tanti quelli che continuano a parlare di “rinascimento”, una parola che viene usata con una certa frequenza. «La forza di Napoli sono le idee», dicono i più fiduciosi, «se rinunciamo alle idee è finita davvero». Un segnale potrebbe essere quella specie di statistica che ama ricordare l’attore Toni Servillo: a Napoli ci sono più spettatori in platea che negli stadi. È vero: teatri, cabaret e locali dove si suona musica dal vivo spesso sono pieni. E la movida nei locali attorno a Piazza Vanvitelli, su al Vomero, o in quelli di Mergellina o di Chiaia non accenna a placarsi. Magari si sta più attenti al prezzo della birra e si studiano nuovi escamotage per non pagare il biglietto d’ingresso, però a una serata di baldoria in compagnia di amici non si rinuncia.

16369757Chiudo con un consiglio pratico. Per un soggiorno a Napoli, una buona soluzione è il Grand Hotel Oriente (www.grandhoteloriente.it), un bel 4 stelle nel cuore della città. Ristrutturato recentemente, propone ambienti sobri e di classe, oltre a un servizio molto efficiente. Affiliato a Space Hotels (www.spacehotels.it), si trova in posizione strategica (via Armando Diaz 44, tel. 081-5512133), a pochi passi dalla stazione del metro Toledo, vicino a importanti siti culturali e alla zona dello shopping.

Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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