Intervista con Drigo dei Negrita, tra “9” e il tour

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E’ un momento d’oro per i Negrita: il nono album di inediti della band aretina, intitolato semplicemente 9 (qui la nostra recensione), appena uscito si è piazzato direttamente al numero uno in classifica, e venerdì 10 da Firenze è iniziato un tour con 8 concerti in altrettanti palasport di tutta Italia. I prossimi appuntamenti, tutti in questo mese di aprile, saranno a Torino il 17, Milano il 18, Roma il 21, Pescara il 23, e chiusura a Pordenone il 25. Biglietti ancora disponibili per tutte le date su Ticketone.
Abbiamo raggiunto al telefono Drigo, chitarrista della band, per parlare della lavorazione dell’album e di cosa si dovrà aspettare chi andrà a vedere i docs in concerto.

Alla prima settimana di vendita “9” è andato subito al primo posto. Cosa si prova nel vedere ripagato dall’apprezzamento del pubblico il frutto del vostro lavoro?
Quando sei in studio a registrare non pensi se il disco venderà o meno, ma sei lì che lavori e stai pensando a correggere le ultime cose, ovviamente cercando di mettercela tutta e fare del tuo meglio. Essere al primo posto, visto e considerato anche gli altri artisti che sono in classifica intorno a noi è una sensazione bellissima e forse non l’abbiamo ancora assimilata del tutto.

Di solito incidete un nuovo disco dopo un viaggio insieme in qualche parte del mondo. Quale ha ispirato questo album?
Noi siamo una band che lavora sul “lungo raggio”: abbiamo cercato di mantenere una costanza e una coerenza artistica, siamo stati attenti a non essere troppo alternativi ma anche a non sfociare troppo nel pop. Abbiamo fatto i nostri viaggi nel mondo, ci siamo lasciati influenzare. Siamo una band di viaggiatori, e il viaggio di questo album è senz’altro il musical di Jesus Christ superstar che abbiamo fatto a Roma, al Teatro Sistina.

Cosa vi è rimasto di quell’esperienza, e in che modo ha influenzato il vostro lavoro, anche a livello compositivo, oltre ai featuring con Ted Neeley e Shel Shapiro?
E’ difficile fare una separazione tra quello che c’è di nostro e quello che c’è del musical, perchè noi siamo stati a Roma per più di due mesi a replicare lo spettacolo sera dopo sera ed è stata anche una grande occasione per essere tutti insieme come band per un lungo periodo: avendo un bassista umbro e un batterista di Trento difficilmente riusciamo a comporre chiamando tutti in sala prove da noi qui ad Arezzo e fare delle jam sessions. Solitamente negli ultimi negli ultimi dischi il metodo di lavoro è stato quello di partire da un groove elettronico sul computer, aggiungendo poi un basso, una chitarra, e così via. Invece con l’occasione del musical eravamo tutti insieme tutti i giorni, così abbiamo prenotato uno studio di registrazione nel quale passavamo mattina e pomeriggio, fino all’ultimo minuto utile prima di correre in teatro per lo spettacolo. Questa esperienza è stata una palestra straordinaria, perchè Jesus Christ superstar è di difficile realizzazione e di difficile comprensione, contiene tempi dispari e progressioni armoniche di accordi che non avremmo mai e poi mai pensato di utilizzare nella nostra carriera se non avessimo preso parte a quest’avventura. Tutto questo ha fatto di noi dei musicisti migliori e ci ha dato la voglia e lo spunto per cimentarci anche nel disco con ciò che stavamo imparando di nuovo.

drigo negrita liveVent’anni fa “cambiavate” già all’esordio, dato che Cambio è stato il vostro primo singolo. Oggi, cosa è rimasto dei “vecchi” Negrita e cosa è davvero cambiato?
Chi è rimasto siamo io, Pau e Cesare, visti i vari avvicendamenti che ci sono stati durante gli anni. Cosa è rimasto è un atteggiamento ancora fanciullesco nei confronti della musica, che continua ad essere il nostro giocattolo, con cui ci divertiamo come band: quando siamo sul palco o in studio di registrazione la voglia di fare e l’energia sono sempre le stesse di vent’anni fa e ogni volta lavoriamo per cercare di fare il nostro miglior disco. Sono cambiate comunque tante cose, alcune decisamente in meglio, altre forse anche in peggio. Sono il meno indicato, però, per fare un’analisi del genere, dovrei riuscire a guardarmi un po’ meglio dall’esterno per poter giudicare.

Il nuovo tour è partito da pochi giorni ed è la produzione più grande della vostra carriera. Quali sono le risposte che state avendo e cosa si deve aspettare chi assisterà al tour?
Il tour è partito qualche giorno fa da Firenze e sta andando benissimo. Abbiamo un palco molto aperto, con megascreen e tante luci che ci permettono di portare in scena un grande show rock’n’roll. Per quello che riguarda le canzoni, siccome il nuovo album è appena uscito, per il momento cerchiamo di “tenerlo a bada”, nel senso che lo proponiamo ma senza esagerare, perchè vogliamo lasciare alla gente il tempo necessario per assimilarlo, ed essendo il concerto una sorta di rituale in cui crei come un gancio tra te e il pubblico, per stabilire una situazione di divertimento totale abbiamo lasciato comunque molto spazio alle vecchie hit e ai brani più famosi. Ovviamente sarà difficile accontentare tutti, perchè più vai avanti con la carriera, più album fai, più diventa difficile, nel momento in cui decidi la scaletta, capire quali pezzi devi togliere. Qualche sorpresa per i fan di vecchia data l’abbiamo preparata, vedremo strada facendo durante il resto del tour.

Possiamo aspettarci anche un tour estivo, magari in grandi spazi all’aperto?
Al momento siamo concentrati su queste date e sul vedere come le cose gireranno in questo tour. Comunque siamo sul “chi va là”, anche se ad oggi per l’estate non ci sono programmi già fatti, ma decideremo solamente a tour finito.

Nato a Roma nel 1984, ma vivo a Venezia per lavoro. Musicista e cantante per passione e per diletto, completamente autodidatta, mi rilasso suonando la chitarra e la batteria. Nel tempo libero ascolto tanta musica e cerco di vedere quanti più concerti possibili, perchè sono convinto che la musica dal vivo abbia tutto un altro sapore. Mi piace viaggiare, e per dirla con le parole di Nietzsche (che dice? boh!): "Senza musica la vita sarebbe un errore".

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