Marco Masini: intervista tra “Cronologia” e il tour

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Nel 1993 c’era un bambino di appena 9 anni che col suo mitico walkman a cassette ascoltava a ripetizione Vaffanculo tanto da riuscire rovinare il nastro, e si sentiva grande e trasgressivo. Quello stesso bambino tre anni dopo, coi suoi primi risparmi fatti di paghette settimanali, comprò il cd de Il cielo della vergine. E c’era ancora, sotto il palco nelle feste di paese, a battere le mani a quel cantante che nonostante i brani di successo aveva tutti contro e non riusciva a pubblicare album nè a fare tour, additato dalla stupidità di certe infami dicerie che lo volevano portasfiga. Qualche anno dopo, ormai ventenne, quel ragazzo era al Teatro Ariston la sera della riscossa, del trionfo al Festival di Sanremo e della dedica a Mia Martini, che con lui aveva diviso le stesse assurde accuse, ma che forse non ha avuto la sua stessa forza di rialzarsi.
Di anni ne sono passati ancora, quel bambino è diventato adulto e si è trovato a scrivere di musica, e ad avere il privilegio e l’onore di poter intervistare uno dei suoi artisti preferiti.
Sto parlando ovviamente di Marco Masini, reduce oggi da un positivo ritorno a Sanremo, con molti consensi sia di pubblico che di critica, e dalla pubblicazione di un triplo best, Cronologia (qui la nostra recensione), in cui ripercorre in un triplo album a prezzo speciale 25 anni di carriera.
Nel frattempo da circa una settimana è iniziato il tour, e noi abbiamo raggiunto telefonicamente il cantautore fiorentino per un’intervista un po’ atipica: abbiamo deciso, infatti, di usare le sue stesse parole per formulare le domande, ed eccovi il risultato.

Sei una sorta di araba feniche che è risorta dalle proprie ceneri, dalla decisione del ritiro fino al nuovo grande successo. Quanta forza ci vuole per rialzarsi e vivere come la prima volta?
Le ceneri sono altre, secondo me. Sono i tempi che cambiano, che portano a doverti adattare, a dover rincorrere anche un parametro diverso rispetto a quello che hai in mente. Quindi credo di essere soltanto un cantautore che cerca di ritrovare certe storie, di poterle raccontare e di condividerle con gli altri. Ci vuole forza nello stare in tutti i settori, sia nel settore musicale come nel settore tessile, o in quello meccanico. Credo che ci voglia sempre forza nella vita, anche per vivere e riuscire a guidare chi è più debole di te verso una serenità e una felicità meritata da parte di tutti.

Quella gente che si intende di canzoni e che ti dava del perdente, vent’anni dopo è quella che ha realmente perso, dato che il mercato discografico è in netta crisi. La vedi come una rivincita verso chi ti ha screditato per anni, spingendoti addirittura al ritiro?
marco masiniNo, perchè la gente che si intende di canzoni in realtà non c’è più. Ormai di canzoni non se ne intende più nessuno, me compreso. E’ come andare a cercare un telefono a gettoni oggi, non esiste più. Quelli erano altri momenti, dedicati di più ad un certo tipo di lavoro, sicuramente diverso, con altri ruoli rispetto a quelli che si hanno adesso.

Vent’anni fa raccontavi Il morbo di Beautiful. Oggi, tra canali dove fanno solo serie tv, grandi fratelli e cloni vari, la situazione è perfino peggiorata. Immaginavi di essere così profetico e che saremmo stati totalmente plagiati dalle televisioni?
Non credo che si possa prevedere quello che succederà domani. In quegli anni ho visto una serie di cose che non mi piacevano e le ho raccontate, perchè avevo vent’anni. Oggi ne ho cinquanta, vedo cose in tv che mi piacciono e altre che non mi piacciono, ma adesso non racconto più la tv, racconto altre storie, quindi non credo faccia parte di un pensiero artistico immaginarsi un futuro. Il futuro è difficile da immaginare perchè è imprevedibile, talmente imprevedibile che nessuno è in grado di poterlo capire, figuriamoci prevedere.

L’avevi rispolverata per il tour autobiografico de Il brutto anatroccolo, e adesso Un piccolo Chopin fa parte anche di Cronologia. La musica per te è ancora quella che quando ti accarezza ti dà le vibrazione di un corpo di ragazza la prima volta che le tocchi i seni? Dopo tanti anni non rischia di diventare semplicemente un bellissimo mestiere?
Adesso ti dà delle vibrazioni diverse perchè la prima volta che ho toccato i seni ad una ragazza non me la ricordo nemmeno più, ora che ho 51 anni. Quindi è ovvio che ti dà una sensazione diversa, però la musica ti dà sempre una grande vibrazione e una grande emozione. Poi è normale che io faccia anche un mestiere, che è quello del musicista, però non scrivo per mestiere. Non credo che Mogol abbia scritto I giardini di marzo o Mi ritorni in mente solo grazie al mestiere, lo ha fatto perchè aveva talento. Bigazzi quando ha scritto Ti amo lo ha fatto perchè aveva talento. Io credo che non si possa prescindere dal talento, poi dopo entra in azione un certo tipo di meccanismo, che è quello sì un mestiere, che ti aiuta a progettare le cose, a realizzarle, impacchettarle e consegnarle alla casa discografica per distribuirle e venderle. Quella è la parte di mestiere, però sostanzialmente quando si crea non si fa per mestiere, è impossibile.

marco masiniHai citato Giancarlo Bigazzi. Durante il concerto cantando Lasciaminonmilasciare, ultimo pezzo che avete scritto insieme, rendi omaggio a quello che è stato uno dei più grandi autori e produttori della musica italiana, con cui hai lavorato per tanti anni. Ci racconti un aneddoto della vostra collaborazione?
Ce ne sono tanti, ma uno in particolare è che facemmo una scommessa per il mio primo Sanremo nel 1990, quando cantai Disperato. Giancarlo non credeva che potessi vincere, così gli dissi “se vinco smetti di fumare per tre giorni”, e lui da gran fumatore quale era di fatto fu costretto a smettere di fumare per tre giorni, anche se poi magari di nascosto secondo me qualcuna ne ha fumata.

Ogni volta che l’ascolto, mi colpisce sempre una frase che dicesti in un concerto nel 2004 dopo il tuo ritorno: E’ un mondo che vuol sentire le cose come stanno, ma poi gli danno fastidio. Un cantante deve scegliere se cantare la vita o la caricatura della vita. Io ho scelto di cantare la verità, bella o brutta che sia, ma sempre la verità. Quanto è difficile essere un artista coerente e voler raccontare sempre il mondo reale, in una vita fatta di maschere e belle facciate?
Ma è facilissimo. Basta essere te stesso. (chapeau, nda)

Il filo rosso del disco e del tour è il tempo, che viene celebrato anche da tante citazioni scritte sullo schermo che fa da sfondo al palco. Come sono stati e come hai vissuto questi 25 anni interminabili?
Li ho vissuti sempre pensando al giorno dopo, momento per momento, canzone dopo canzone, a quello che sentivo dentro di voler scrivere, di voler fare, senza una programmazione lunga, perchè quella ti può anche deviare e distorcere un po’ la visione giusta e corretta del tempo. Quindi io ho cercato di vivere partita dopo partita, per dirla in maniera calcistica, concentrandomi sempre sulla partita in corso, e così ho passato dei momenti di lunghi silenzi, o degli insuccessi, alternandoli magari a momenti con grandi successi e con grandi soddisfazioni. Ma questo credo faccia parte della vita di tutti, nel lavoro, nei sentimenti, nelle amicizie, e in quello che ci succede intorno.

Ai tuoi concerti il pubblico è molto vario, dai bambini fino agli ormai quarantenni cresciuti a pane e Malinconoia, e a Sanremo sei arrivato davanti ai cantanti usciti dai talent. Come si riesce e come ci si sente ad intercettare gusti così trasversali e di ben tre generazioni?
Secondo me la classifica di Sanremo non conta, non ha mai contato. Non mi sono mai esaltato quando ho vinto, nè demoralizzato quando sono arrivato ultimo. Io credo che la classifica sia l’emozione che poi ti arriva da tante generazioni che ti seguono e il gesto più bello credo che sia quello da parte di un padre o di una madre che fanno ascoltare la mia musica ai propri figli. Questa è una cosa bellissima, che prescinde dalle classifiche e dai numeri, ed è un fatto solamente emotivo che parte dall’anima e dal cuore.

Quanto è importante per te il rapporto coi fan?
500x462xmarcomasini-cronologia-cover.jpg.pagespeed.ic.Gw1ZtqdbtDIl rapporto è importantissimo anche perchè oggi fortunatamente abbiamo a disposizione i social, che ci permettono di rimanere in contatto 24 ore su 24, di scrivere le nostre emozioni, le nostre considerazioni, di scambiarci in qualche maniera opinioni, e leggere quello che mi scrivono per me è molto importante. Credo che i social siano ormai diventati una sorta di finestra sempre aperta sul mondo, cosicché chi mi segue possa in qualsiasi momento capire e vedere quello che sto facendo.

Il tour proseguirà per tutta l’estate e sono già in programma concerti per il prossimo autunno. Ti aspettavi una risposta così forte da parte del tuo pubblico?
Io non mi aspetto mai niente, ma cerco sempre di fare un buon lavoro, di proporlo e poi di vedere quello che succede. Sono contento che stia arrivando un consenso e posso limitarmi a dire solo che spero di non deludere mai il mio pubblico.

I prossimi appuntamenti live del Cronologia tour (qui il racconto del concerto di Mestre e la scaletta) saranno:  domani 24 aprile a Torino, e il 30 Montecatini. A maggio invece il tour toccherà Milano l’11, Firenze il 14, Piacenza il 15, Napoli il 18, Brescia il 20, Nova Gorica il 22, Cesena il 24, Malta il 29. Già confermate anche alcune date estive e autunnali, ovvero a Rieti il 27 giugno, a Forte dei Marmi il 21 agosto e a Padova il 17 ottobre.
Prosegue anche l’instore tour per la presentazione dell’album e le prossime tappe saranno il 12 maggio a Genova, il 13 a Firenze, il 16 a Bologna, il 21 a Curno (BG), e il 25 a Savignano sul Rubicone (FC).

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