Il “figlio di Hamas”, Mosab Hassan Yousef è effettivamente figlio di un dirigente di Hamas. E vuole emulare il padre. Alla sua prima sortita nella ricerca di un’arma clandestina per combattere Israele è così maldestro che finisce in braccio ai servizi segreti israeliani. E va in un carcere israeliano dove una cellula di Hamas controlla duramente i detenuti per evitare che parlino o diventino informatori. Ed eroga torture e condanne a morte come un tribunale. L’esperienza è così dura che il ragazzo prende in contropiede anche i servizi segreti: per dare il suo contributo alla fine della violenza si offre di diventare informatore dello Shin Beth. Difficile fidarsi di un palestinese che vuole fermare la guerra tra Palestina e Israele passando dalla parte israeliana, soprattutto stupefacente, ma l’agente Gonen Ben Yitzak ci prova. E Mosab diventa in quando figlio di uno sceicco nome in codice “The Green Prince” e per dieci anni spia Hamas dall’interno. Vi sembra romanzesco? La storia è vera, e ha procurato un mucchio di guai a Mosab ma anche a Gonen, perché anche i servizi israeliani faticano a fidarsi di una spia che si fida di un palestinese passato a Israele. E certe cose ti seguono anche se vai a vivere molto lontano…
Il documentario infatti non è romanzesco, lavora con le vere facce dei protagonisti in una specie di spossante interrogatorio, spostandosi appena appena dal dialogo con materiale di repertorio. Meticoloso, più vicino al dover prendere appunti per la complessità dei ruoli che al godersi scene d’azione (come ricorda Le Carré, “spiare è aspettare…”) e amaro nel finale, come nella realtà. Dal libro Figlio di Hamas. Dall’intifada ai servizi segreti israeliani di Mosab Hassan Yousef scritto con Ron Brackin.
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