Storie attorno al mondo della musica. Chi meglio di uno come Lucio Salvini per raccontarle. Già l’immagine a inizio copertina mette in chiaro con chi aveva a che fare. Una foto scattata alla pasticceria Gattullo di Milano con Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Cochi e Renato, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Sergio Endrigo, Augusto Martelli e Pino Calvi. Salvini inizia il libro Non erano solo canzonette (Skira edizioni, pag 293, 18.5 €) raccontando la genesi della Ricordi, casa discografica dove ha lavorato per decenni, prima come ufficio stampa dall’ottobre 1962, e poi come direttore generale. Ha visto nascere canzoni come Sassi di Gino Paoli e Il cane coi capelli di Enzo Jannacci.
Ma il libro passa presto a tratteggiare alcuni personaggi conosciuti e seguiti come discografico. Si comincia da Battiato ricordando i primi album, che però vennero prodotti dalla Bla Bla di Pino Massara, fino alla prima opera classica Genesi che venne incisa per la Fonit Cetra, quando Salvini ne divenne amministratore delegato. Il libro offre l’occasione per ricordare, magari brevemente, molti nomi. Tra questi Alessandro Colombini, che nei primi anni ’70 porta in Ricordi il Banco del Mutuo Soccorso, un gruppo molto caro a Salvini che ricorda con emozione la triade del primo album a salvadanaio, Darwin e Io sono nato libero. Ed è sempre Colombini che porta in Ricordi Edoardo Bennato, quello di Sono solo canzonette, da cui il titolo del libro. Ampio spazio viene dedicato a Fabrizio De André (nella foto in apertura), al contrastato Anime salve elaborato in coppia con Ivano Fossati, l’ispirazione di Alvaro Mutis per la canzone Smisurata preghiera. Per assecondare i desideri di De André, Salvini fondò l’etichetta Fado per dare corpo a lavori discografici di Dori Ghezzi e Cristiano De André, all’epoca leader dei Tempi Duri.
Salvini aveva a che fare anche con coloro che organizzavano manifestazioni canore per la televisione, infatti un capitolo è dedicato a Ezio Radaelli, Gianni Ravera e Vittorio Salvetti. Il libro non segue una vera cronologia e questo forse crea qualche sfasatura, infatti si accavallano periodi diversi. Si parla del Guardiano del Faro, Mia Martini, Mietta, Arbore, Alberto Rabagliati e Giorgio Gaslini, quindi una passione anche per il jazz e l’arte dadaista citando Marcel Duchamp. Insomma, Lucio Salvini in tutti gli anni passati attorno alla musica da “burattinaio” non ha mai trascurato quello che succedeva nel mondo in fatto di arte e politica.
Le tante pagine del libro si lasciano leggere con facilità, perché Salvini è capace di giocare con l’ironia come fece quella volta che diede impulso alla formazione I Figli di Bubba che parteciparono al Festival di Sanremo 1988. E prima di una manciata di fotografie c’è un capitolo che ricorda episodi e aneddoti su Claudio Villa, Nilla Pizzi, Marino Marini e Aurelio Fierro, generazione che aveva esordito negli anni ’50. Poi le foto, che dicono sempre molto di più delle parole, con Salvini accanto a Celentano, Ricky Gianco, Alberto Testa, Bobby Solo, Milva, Mia Martini, George Harrison, Sandro Pertini, De André. Libro scritto con il giornalista Giovanni Choukhadarian, adatto a tutti gli appassionati di storie che riguardano la musica leggera italiana nel trentennio 60-70-80.
Non erano solo canzonette. Lucio Salvini racconta tre decenni di musica italiana
Trent'anni di aneddoti e retroscena sulla musica italiana raccontati da un insider che li ha vissuti in prima persona, il discografico Lucio Salvini