Ritorno al Marigold Hotel
di John Madden
con Judi Dench, Maggie Smith, Bill Nighy, Dev Patel, Celia Imrie
Voto 6+
Il primo Marigold Hotel era stato una sorpresa: pensionati inglesi scoprivano che un albergo in India poteva essere non solo un conveniente viale del tramonto. Convergevano lì signore e signori in età dopo troppi amori, nessun amore, infelici, smaniosi, gay, in declino e in ripresa. Un successo. Perché il cuore, come diceva quello là, non ha età. Il sequel Ritorno al Marigold Hotel ha tutti i problemi dei franchising, tra cui quello di espandere il marchio o chiudere. La struttura della commedia ricalca il modulo di L’ispettore generale e gioca sull’attesa di un funzionario in incognito dal cui rapporto dipende il finanziamento o no del progetto di crescita. Con il consueto scambio di persona. Si aggiunge il bonus dell’ingresso di Richard Gere (miglior risposta femminile: “Dio, abbi pietà delle mie ovaie!) per rialzare il deserto ormonale, e il matrimonio dell’entusiasta Sonny che aveva reinventato il vecchio hotel alle prese con la gelosia e un nuovo hotel. Il resto è un allungamento del brodo sentimentale e delle battute acide (sempre buone) di Maggie Smith. Il tutto mentre il futuro dei protagonisti si accorcia ancora un po’, ma il desiderio no. Niente di male. Il brodo fa anche bene. E Gere viene usato con parsimonia e discrezione. Piuttosto l’idea di alberghi in India invece delle case Aler potrebbe essere segnalata agli enti preposti, genere “metti Bollywood nella tua Inps”
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