Salernitano, classe ’88, Manuel Foresta ha iniziato ad assaporare la fama a The Voice. Prima edizione, team Carrà. Una scelta vincente, che gli ha cambiato la vita: «Con Raffaella ho capito che un’esibizione può essere vista a 360° e la differenza la fanno tante variabili. Ovviamente la voce rimane la principale tra queste, ma ora so che anche lo stare sul palco ha un’importanza enorme, e così ho intrapreso un nuovo cammino che mi ha portato a essere diverso dagli altri cantanti».
In effetti la Carrà è una che sulla presenza scenica ha costruito parte della sua carriera. Presenza scenica e atleticità che, stando alle parole di Manuel, non sentono assolutamente il peso degli anni: «Ricordo ancora la prima volta che incontrai Raffaella dopo le blind auditions. Ero insieme agli altri ragazzi della mia squadra, in una stanza. Eravamo tutti seduti su un divano molto particolare: era “chiuso” e sedersi si era rivelato molto complicato. Lei arrivò e, volendo condividere con i suoi ragazzi quel momento, fece un movimento estremamente atletico, una sorta di capriola, e riuscì a sedersi perfettamente in mezzo a noi. In quell’istante capii di avere di fronte a me una super donna, molto più forte di tutti noi ventenni messi insieme».
Oltre all’esperienza con la Carrà, Manuel ha aperto anche i concerti di diversi artisti italiani, tra cui Alex Britti, Malika Ayane e Raphael Gualazzi: «In situazioni di questo tipo mi sento sempre un po’ a disagio. Temo il confronto con artisti di tale calibro, invece ho incontrato persone che, in maniera diversa, si sono dimostrate molto aperte e disponibili nei miei confronti. Una su tutte, Malika Ayane, i cui consigli, sempre molto validi, mi guidano nelle mie scelte quotidiane come una sorta di vocina nella testa».
Consigli che probabilmente sono stati utili anche per il nuovo album, Colori primari, «Nato tanto tempo fa nella mia testa, ma soltanto adesso fisicamente». Si tratta di un disco costruito nel tempo, in cui brani più vecchi, risalenti al passato da interprete di Foresta, si alternano a canzoni più recenti del Manuel autore: «All’inizio della mia carriera non avevo il coraggio di incidere pezzi di cui ero autore. Ora la situazione è cambiata, sono riuscito a superare questo limite e sono molto orgoglioso del risultato. Sono convinto che quando si canta una canzone bisogni farlo in maniera personale: quindi quale miglior metodo se non scrivere i brani che si interpreteranno? Questo album lo considero un ponte tra il periodo che è appena finito e quello che sta iniziando e come promessa per il futuro c’è proprio quella di scrivere interamente le canzoni del mio prossimo album».
Il nuovo singolo del disco si intitola La vita è una danza: «Ci sono dei momenti in cui la mia vita è stata un lento, altri in cui invece è stata una mazurka e altri ancora in cui le passioni erano predominanti e quindi mi ritrovavo in un tango. Ma il tipo di danza conta relativamente: l’importante è non restare fermi perché chi sta seduto a guardare la vita, senza buttari in mezzo a ballare, non otterrà alcun risultato: la vita va danzata!».
Musica e danza, quindi, nel futuro di Manuel Foresta… ma non solo: «Il mese prossimo mi laureerò in architettura. Poi solo musica. C’è una sorta di patto non scritto per il quale sono destinato a fare questo mestiere: in un pub di fronte a quattro persone? Su un grande palco? Chi lo sa. Quello che è certo è che la musica è la mia strada, perché è ciò che mi rende felice».
Vi salutiamo con il video di La vita è una danza
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