L’educazione sessual-sentimentale di Libero Marsell, italiano trapiantato a Parigi al seguito dei genitori, padre venditore di rimedi omeopatici con trasporti umanistici, madre casalinga inquieta cattofemminista. Il trauma originario è vedere, dodicenne, la madre che tradisce il padre con l’amico di famiglia: ne deriverà un approccio insieme imbranato e “osceno” all’altro sesso.
Madre e padre si separano, il padre si trasferisce in appartamento del Marais. E al Deux Magots, dove Libero sarà cameriere mentre studia legge per difendere gli ultimi, presenta al ragazzo Jean-Paul Sartre (“Ti chiami Libero, cerca di fare onore al tuo nome”).
Seguono: l’amicizia con la bibliotecaria Marie innamorata della propria solitudine, che gli consiglia i libri giusti (anche “L’amante” di Marguerite Duras? ho un pregiudizio ostile al quale non voglio rinunciare), gli dà dritte sentimentali e gli mostra le tette. L’amore con la nera (e comunista) Lunette che gli spezza il cuore (ma lui ha fatto una puttanata grande come una casa). Il trasferimento a Milano dove fa il praticante in uno studio legale, il cameriere in un’osteria sui Navigli, scopicchia a destra e a manca (anche con una Frida così chiamata dalla su’ mamma in onore a Frida Kahlo, pensa te), finché trova il grande amore che, seguendo l’esempio della mammina, scippa a un amico. Che altro? Ah sì, l’insegnamento agli extracomunitari e i n un liceo classico (legge è ormai un ricordo), auguri e figli maschi, un suicidio assistito.
Marco Missiroli, 34 anni e quattro romanzi abbastanza premiati alle spalle, riminese trapiantato a Milano, è bravo e scrive bene. Ma questa commedia truffautiana di giovane uomo che imparava ad amare le donne è troppo arredata, troppo zeppa delle cose e dei posti giusti. Come le camerette dei ragazzi, come certi film medi un po’ ruffiani dell’autorialità italiana o certi sceneggiati dove il protagonista deve essere calamita, se non della storia, almeno della cronaca. Fa il carabiniere? Deve essere stato come minimo con Dalla Chiesa. Fa il giudice? Scordatevi che faccia il pretore a Santa Maria Capoua Vetere, come minimo indaga sul terrorismo. E quindi tanti libri giusti, tanti posti dove era opportuno farsi vedere, tante situazioni “tipiche”, tanti personaggi tratteggiati più per segno d’identificazione vistoso quanto esteriore che per psicologia.
Insomma, si può elencare di meno e si può dare di più. Non male, comunque.