Un concerto all’Arena di Verona è uno di quegli eventi a cui varrebbe la pena andare a prescindere. La serata di ieri, però, aveva quel qualcosa in più. Sul palco, infatti, c’erano Niccolò Fabi, Max Gazzé e Daniele Silvestri, per quello che in un primo momento era stato annunciato come l’ultimo concerto del trio romano, dopo un disco e una lunga tournée che li aveva visti trionfare in tutta Europa.
Una serata partita con il piede sbagliato, viste le previsioni meteo pessime e la pioggia che si era abbattuta su Verona fino a pochi minuti prima del concerto, causando inevitabili ritardi. Fino a pochi minuti prima, dicevamo, perché, come per magia, il cattivo tempo ha deciso di dare tregua a Verona proprio nelle tre ore del concerto, tornando incredibilmente proprio a mezzanotte, sull’ultima canzone della serata.
Ma torniamo indietro. Fabi, Gazzé e Silvestri salgono sul palco alle 21,20. Visibilmente emozionati, presto riescono a trasformare l’Arena in uno di quei localacci romani in cui, agli esordi della loro carriera, si esibivano insieme. Certo, di acqua sotto i ponti ne è passata e nel frattempo i tre hanno perfino inciso un disco insieme. Ma lo spirito è immutato e la voglia di scherzare è quella degli inizi.
Le prime canzoni del concerto sono dedicate proprio al (finora) unico album del trio: Il padrone della festa. Ad aprire le danze è Alzo le mani, poi, a seguire, Life is sweet. Rispettivamente, la prima canzone scritta dal trio e la prima canzone da loro pubblicata. Quindi, il concerto prosegue alternando pezzi dei singoli musicisti a brani estratti dall’album insieme.
Particolare menzione merita la band, ricavata unendo alcuni membri dei gruppi di ciascun musicista. Dalla scuderia Fabi proviene Roberto Bob Angelini alle chitarre, della band di Gazzé c’è il polistrumentista Max Dedo, alla batteria troviamo Piero Monterisi, storico collaboratore di Silvestri e Gazzé, il percussionista è José Ramon Caraballo Armas, ancora c’è il chitarrista dei Bud Spencer blues explosion Adriano Viterbini e, infine, Gianluca Misiti alle tastiere.
Insomma, un muro del suono decisamente potente, considerando anche le due chitarre di Fabi e Silvestri, il piano di quest’ultimo e il basso di Gazzé. Nulla in confronto, però, al muro umano del pubblico dell’Arena. In un primo momento, attento a non snaturare eccessivamente il luogo in cui era inserito, fino a poi lasciarsi andare nel finale, in un’atmosfera da stadio.
Il concerto prosegue alternando momenti più pacati, affidati essenzialmente alla poetica di Fabi, ad attimi più concitati. La svolta avviene probabilmente con l’arrivo sul palco dello Gnu Quartet, composto da flauto, violino, viola e violoncello. Il dittico Solo un uomo – Costruire è probabilmente il primo momento di grande impatto emotivo del concerto.
Ma i freni inibitori vengono tolti definitivamente solo grazie a Daniele Silvestri e la sua Salirò, capace per la prima volta di fare alzare il pubblico dell’Arena dalle sedie (cosa molto frequente a partire da quel momento).
Il concerto, quindi, procede ricco di medley: d’altra parte, riunire in una sola serata le carriere di tre artisti che calcano i palchi da oltre venticinque anni non è un’impresa semplice. L’obiettivo del trio è divertire e far divertire, e questo è molto chiaro al pubblico di aficionados. Quindi, i tre decidono di lanciarsi in medley dalle canzoni spesso appena abbozzate. Ma questo poco importa: l’importante è farle sentire e che il pubblico si diverta.
Il concerto prosegue in un climax di energia (e bpm), sfociando nel bis, quando ormai le sedie ancora occupate all’interno della discoArena si potrebbero contare sulle dita di una mano.
La serata è riuscita: in tre ore di concerto, il trio ha regalato al proprio pubblico tutta la gamma delle emozioni, passione e gioia in primis. E se proprio dovessimo trovare una nota stonata all’interno della serata, questa sarebbe rappresentata da un’ulteriore emozione: il rammarico. Rammarico perché uno dei progetti italiani più belli degli ultimi anni ha deciso che questa sua esperienza rimarrà isolata all’interno della sua storia e quindi, dopo la data romana del 30 luglio, non si ripeterà più. Un’esperienza unica, quindi.
Ma forse è anche l’unicità a rendere le cose così belle, no?
Foto di Riccardo Medana
Ecco la scaletta della serata:
1) Alzo le mani
2) Life is sweet
3) Strade di Francia
4) E’ non è
5) Quel che fa paura
6) Vento d’estate
7) Le navi
8) Una buona idea
9) Il mio nemico
10) Mentre dormi
11) Come mi pare
12) Solo un uomo
13) Costruire
14) Edera
15) La nostra vita nuova
16) Il mondo stretto in una mano
17) Salirò
18) L’amore non esiste
19) L’avversario
20) Medley: Annina, Rosso, L’uomo più furbo, Dica, Le cose in comune
21) La favola di Adamo ed Eva
22) Lasciarsi un giorno a Roma
23) Cohiba
BIS
24) Medley: Capelli, Occhi da orientale, Il timido ubriaco
25) Cara Valentina
26) Il negozio di antiquariato
27) Testardo
28) Medley: Una musica può fare, Gino e l’alfetta, Sotto casa
29) Il padrone della festa