Andy Sheppard Quartet
Surrounded By The Sea (ECM/Ducale)
Voto: 8/9
La sensazione è quella della lievità. Dell’incondizionato cedere allo scorrere del suono, cui le anse temporali e i rimandi sensibili fanno da lievi increspature, cui i colori poetici e i vortici delicati fanno da momenti di passaggio, cui le percezioni intuitive e le conversazioni sottotono fanno da architetture in filigrana. È di questa pasta cristallina e suadente il jazz di Andy Sheppard, il sassofonista inglese di cui da tempo si conosceva la versatilità e che oggi pare perfettamente introdotto nell’estetica dell’etichetta lirica per eccellenza, la “gloriosa” ECM di Manfred Eicher.
Surrounded By The Sea è in diretto riferimento con il precedente Trio Libero del 2012, di cui espande le tematiche e le direttive, grazie anche all’innesto del talentuoso chitarrista norvegese Eivind Aarset, personaggio sempre più richiesto e dal ventaglio espressivo insinuante e intenso insieme (già con Sheppard nell’altro albo ECM Movements In Color del 2008). Punteggiato dalle tre riprese dell’improvvisazione sul tradizionale celtico “Aoidh, Na Dean Cadal Idir”, che fa da fulcro e da richiamo a immagini folk sotterranee che innervano tutto il disco, il CD esprime uno dei momenti più alti del percorso del musicista del Wiltshire, arrivato ai primi riconoscimenti sul finire degli anni 80.
La coppia ritmica, formata dal contrabbassista francese Michel Benita e dal batterista “capellone” Seb Rochford, riesce a essere presente senza farsi notare, con la forza di una spinta quasi fantasmica, leggera e propulsiva come il vento sullo scendere di una foglia. Dall’iniziale “Tipping Point”, quasi saltellante su un basso ostinato, alla “I Want To Vanish” di Elvis Costello, rivista con lirico romanticismo, fino a “A Letter”, un valzer sognante scritto da Benita, e alla conclusiva dedica al mito Coleman, “Looking For Ornette”, la più animata e celebrativa, i brani scorrono come un sereno mormorio dell’anima, con il leader che si alterna al tenore e al soprano con la medesima vibrante voce narrativa.
“Origin Of Species” scivola sulle onde digitali del chitarrista, che gli altri cavalcano con sensibile immediatezza. I ritmi di Rochford scorrono inafferrabili e fratturati nella sua “They Aren’t Perfect And Neither Am I”, cui Sheppard e Aarset aggiungono sorrisi ed eco lontane. “Medication” distribuisce il sollievo dell’emozione espandendo poche, semplici strutture melodiche. La conversazione ritmica di “The Impossibility Of Silence” e la più intensa del lotto “I See Your Eyes Before Me” completano un percorso dai riferimenti raffinati e le traiettorie sottili. Quasi quel battito d’ali di farfalla in Cina capace di provocare un nubifragio a New York.